La notizia sarà confermata probabilmente oggi, dopo l’incontro tra il segretario della Difesa americano e il nostro ministro della Difesa: i Tornado italiani impiegati fino a oggi per fotografare e illuminare gli obbiettivi potranno anche bombardare le postazioni dell’Isis in Iraq. L’Italia dunque, che è parte della coalizione occidentale contro lo stato islamico, potrebbe entrare in guerra come parte attiva. Per l’inviato di guerra Fausto Biloslavo, intervistato dal sussidiario, “l’Iraq da tempo sta chiedendo maggiori aiuti militari alla coalizione, Italia inclusa. La decisione di limitarci a bombardare in Iraq vuole ovviamente evitare l’impelagarsi in quel pantano che è ormai diventato il conflitto siriano”. A proposito del quale, Biloslavo spiega che la Turchia vede come fumo negli occhi l’intervento russo che sta rompendo i suoi piani egemonici sul Medio oriente: “Ma senza un autentico accordo della comunità internazionale, resteremo inchiodati a un tutti contro tutti che non porterà a nessuna soluzione”.
I turchi denunciano da giorni violazioni da parte dei Mig russi dello loro spazio aereo. Che cosa sta succedendo? Che gioco sta giocando la Russia in Medio oriente?
Diciamo piuttosto che i turchi esagerano nel denunciare sconfinamenti che sicuramente ci sono stati, infatti il ministero della Difesa russo ha anche chiesto scusa. In realtà siamo davanti a un braccio di ferro tra Russia e Turchia.
Da cosa nasce questo braccio di ferro?
La Turchia, alleata Nato, gioca sporco da tempo, appoggia i ribelli anti Assad che sono qaedisti e da quattro anni lascia passare migliaia di volontari islamisti che vanno in Iraq e in Siria a combattere per l’Isis. I russi a loro volta appoggiano Assad che la Turchia vorrebbe abbattere. La Turchia vede come fumo negli occhi l’intervento russo, perché Ankara voleva l’apertura di una zona cuscinetto con un governo alternativo ad Assad, i russi le hanno rotto le uova nel paniere. In sostanza, la Turchia sta cercando di creare un’escalation che costringa i russi a tornarsene a casa.
Putin ha messo fuori dai giochi anche Obama, mentre sembra evidente la totale mancanza di una strategia internazionale comune. Che conseguenze potrà avere?
Al momento siamo al tutti contro tutti. Io spero si trovi una strategia comune perché sarebbe folle il contrario. La comunità internazionale deve trovare un accordo e ognuno con i propri mezzi militari cominciare veramente ad abbattere le bandiere nere dell’Isis. E’ l’unico modo per trovare una via di uscita al conflitto. Questo è quello che spero, se no non ci sono soluzioni.
Assad nei giorni scorsi si è detto pronto a farsi da parte se servirà a qualcosa: è credibile?
La dichiarazione di Assad è senz’altro favorita dall’intervento russo. Assad è uno dei problemi, quello di facciata, non certo l’unico; quindi se si facesse da parte e se si trovasse un’unità della comunità internazionale con l’obiettivo di abbattere l’Isis, saremmo finalmente a una svolta decisiva.
Si dice da tempo che i bombardamenti aerei non sono risolutivi,. Servono truppe di terra per avere questa svolta?
In un conflitto come questo è molto difficile solo con i bombardamenti ottenere una vittoria. Se paragoniamo i raid aerei durante la Guerra del Golfo e l’invasione del 2003, parliamo di migliaia di raid al giorno, oggi ne abbiamo circa un centinaio al giorno, vediamo bene che è un numero irrisorio. I bombardamenti aerei, che io ho visto andando in prima linea in Iraq, servono solo per mantenere una situazione di stallo e impedire avanzate dell’Isis, il che è già qualcosa.
E una invasione di terra?
L’invio di truppe di terra porterebbe a uno spargimento di sangue enorme, ma certamente dal punto di vista militare sarebbe un passo in avanti. Ma nessuno a parte gli iraniani vuole mandarle: si continuerà così sperando che aumentino i raid e si arrivi a una strategia comune.
In questo senso, anche l’Italia è pronta a bombardare.
Capiremo cosa farà l’Italia dopo l’incontro tra il segretario della Difesa americano e il nostro ministro Pinotti, che tra l’altro parleranno anche di Afghanistan dove si è creata una situazione tale che si rischia di tornarci, altro che venirne via. Poi toccherà al Parlamento dare l’autorizzazione per missioni di guerra. Piuttosto, personalmente ho avuto informazioni certe che l’Italia manderà nel nord Iraq forze speciali a dare aiuto ai combattenti curdi in modo molto più concreto di quanto fatto fino a oggi.
Se passa questa risoluzione, i nostri aerei saranno impegnati solo in Iraq: come mai?
Il fatto di non bombardare la Siria è dettato dalla voglia di non impelagarsi in un pantano ancora peggiore di quello iracheno, che già è grave.