Immagini che puntuali fanno il giro del mondo, provocano sdegno, rabbia, accuse e permettono ai governi di agire in termini di guerra senza minimamente controllare le cause, la realtà dietro a quello che è un business, le foto di guerra. Era successo con l’immagine straziante di un bimbetto di Aleppo, sporco di terra, fango e sangue, “estratto vivo” da una abitazione crollata dopo i bombardamenti russi per liberare la città da anni di dominio assassino dell’Isis. Certo, il bombardamento c’era stato, peccato che il bambino era stato letteralmente strappato dalle braccia del padre che lo aveva tirato fuori dalle macerie e sistemato dai miliaiiani in una ambulanza da solo per far credere che la sua famiglia era stata uccisa e lui scampato ma abbandonato. Lo testimoniò il padre stesso Altrettanto straziante è stata l’immagine qualche settimane fa, di una bambina palestinese di otto mesi, Leila al-Ghandour uccisa durante le manifestazioni del 14 maggio ai confini tra Palestina e Israele, il giorno in cui con una decisione scellerata gli Stati Uniti aprivano l’ambasciata a Gerusalemme.
MORTA PER UNA MALATTIA
La denuncia palestinese fu immediata: morta per aver inalato i gas lacrimogeni lanciati dall’esercito israeliano. Già ci sarebbe da domandarsi quale padre e madre portano una bambina di 8 mesi a una manifestazione che si sapeva sarebbe diventata uno scontro mortale. Adesso però un medico palestinese che ha effettuato l’autopsia sulla piccola ha rivelato all’Associated Press che la bambina era malata prima della manifestazione, e non sono stati i lacrimogeni a causarne la morte. Anche il governo palestinese ha dovuto riconoscere i fatti e ha toto la piccola dalla lista dei “martiri” come sono considerate le vittime degli israeliani durante gli incidenti. Le famiglie dei martiri ricevono sostegni e ricompense economiche, ecco perché i genitori hanno voluto sostenere che a farla morire erano stati i gas israeliani: “La bambina è arrivata all’ospedale morta e la famiglia ha detto che si trovava al confine e che ha inalato i gas lacrimogeni. Non era chiaro fin dall’inizio qual fosse la causa della morte. Perciò è stata aperta l’inchiesta” ha dichiarato il ministro della salute palestinese. Alla manifestazione la bambina non c’era mai stata.