“I debiti non creano futuro, lo distruggono. Dobbiamo continuare sulla linea del rigore”. Renzi aveva appena concluso il suo discorso di inaugurazione del semestre italiano di presidenza europea, e subito sono arrivate le critiche da parte del nuovo capogruppo del Ppe, il tedesco Manfred Weber (Cdu). Il capogruppo dei socialisti europei, Gianni Pittella, ha replicato a stretto giro: “Se cade il punto della flessibilità non c’è il compromesso e cade l’accordo su Jean-Claude Juncker”. Mentre Renzi, parlando a Porta a Porta, ha aggiunto: “Stop alle lezioncine, noi le regole le rispettiamo, è stata la Germania che aveva sforato, noi no”. Per poi sottolineare: “Questi importanti dirigenti di alcuni Paesi, in Italia vengono considerati la Bibbia ma io faccio riferimento al rapporto con la Merkel, un rapporto buono in cui ci confrontiamo in modo chiaro, franco e nobile, come si dice”. Ne abbiamo parlato con Paolo Franchi, editorialista del Corriere della Sera.
Che cosa ne pensa della polemica tra Weber e Pittella?
Al di là di quello che dice Pittella, questa è la sostanza della questione. Non credo che da questo punto di vista di per sé la presidenza italiana del semestre europeo possa venirne a capo. Lo vedremo fin dai prossimi giorni. Renzi ha sottolineato che l’Italia dà all’Europa più di quanto l’Europa dia a noi. Messa così è una cosa vera e giusta, ma abbastanza di propaganda. L’Italia deve fare i suoi “compiti” e le sue riforme, anche se poi su come si declini la questione della flessibilità, o se vogliamo tra stabilità e crescita, la partita è tuttora molto aperta, e lo è in primo luogo all’interno del Partito Popolare Europeo.
Renzi ha sottolineato il suo rapporto positivo con la Merkel. Qual è il significato delle parole del premier?
Ritengo che non sia un fatto casuale. La stessa posizione tedesca, con la relativa simpatia tra la Merkel e Renzi, e l’atteggiamento relativamente più disponibile del Cancelliere, è anche dettato dal fatto che quello tedesco è un governo di grande coalizione. La stessa agenda politica della Germania è fortemente condizionata dal peso dei socialdemocratici. Sono quindi questioni che riguardano un po’ tutti gli schieramenti politici europei.
Quali conseguenze avrà questo scontro tra Renzi e Weber?
E’ uno scontro e un confronto che investe indirizzi politici di fondo, sui quali non è possibile un compromesso al ribasso. Il punto interrogativo è aperto anche se credo che alla fine un minimo di accordo si troverà. Resta però tutto da stabilire quale sia questo accordo, quanto reggerà di fronte alla crisi economica e finanziaria che non dà segni di miglioramento.
A parte le polemiche per le frasi di Weber, qual è la parte del discorso di Renzi a Strasburgo che l’ha colpita di più?
Mi ha colpito particolarmente la parte sulla generazione Telemaco. Si parla molto di ricambio generazionale a proposito di Renzi e del renzismo, ed è evidente che a livello anagrafico le cose stanno effettivamente così. Ci troviamo di fronte a una generazione che si affaccia alla politica e prende il potere, prima nel partito e poi nel Paese, e poi con il suo leader assume un ruolo in Europa che non coincide soltanto con il semestre italiano. Renzi non sarà il “cocco della Merkel” come scrivono numerosi giornali, ma bastava vedere in televisione prima Renzi e poi Barroso per percepire il mutamento generazionale. Una generazione in politica si afferma, prende il potere, attua un ricambio generazionale, trovandosi di fronte a un duplice ordine di problemi: quello tra passato e presente e quello con il futuro, relativo alla mission che delinea.
In questo contesto, qual è il significato del riferimento a Telemaco?
Il riferimento a Telemaco è interessante, perché il figlio di Ulisse è l’emblema di colui che si mette attivamente alla ricerca del padre anche a rischio della vita. Non c’è solo una trasmissione di beni e di geni, ma c’è una generazione che per affermarsi come tale si deve mettere alla ricerca dei suoi padri italiani ed europei. Una generazione come quella di Renzi, nata in un ventennio di deserto di politica, afferma se stessa imbarcandosi per il proprio viaggio convinta di ritrovare così anche un rapporto con ciò che è vivo del passato.
(Pietro Vernizzi)