“La soluzione per uscire dalla crisi non è l’austerity, ma un’economia sociale di mercato che non si identifichi né con il capitalismo né tantomeno con il socialismo, ma si ispiri alla dottrina sociale della Chiesa. Solo in questo modo Germania, Francia e Italia potranno ritrovare quella sintonia che è indispensabile per affrontare questo momento così difficile”. Ad affermarlo è Bernd Posselt, eurodeputato tedesco della CSU, stretto alleato della CDU di Angela Merkel nel governo tedesco. Da alcuni giorni si parla delle preoccupazioni di Berlino per le difficoltà crescenti dell’economia francese, anche se ufficialmente la Cancelleria tedesca si è trincerata dietro a un “no comment”.
Onorevole Posselt, quanto c’è di vero nelle indiscrezioni secondo cui la Merkel temerebbe un tracollo non solo dell’Italia ma anche di Parigi?
La Germania ha bisogno di una partnership molto forte con la Francia e con l’Italia. Questo è vero sempre, ma specialmente in occasione di questa crisi, in quanto la Germania non è capace di gestire la situazione da sola. Il ministro italiano dell’Economia, Vittorio Grilli, una settimana fa ha visitato Monaco di Baviera e ha fatto un’ottima impressione a tutti i politici tedeschi. Una forte cooperazione tra Germania, Francia e Italia è indispensabile nell’attuale fase.
Che cosa non sta funzionando nell’economia francese?
L’economia francese è molto forte, non è questo il problema. Il punto è che il presidente Francis Hollande quando durante la sua campagna ha fatto molta propaganda elettorale. Ha promesso che non avrebbe cambiato nulla, mentre al contrario il suo Paese ha bisogno di cambiare molte cose. Il suo duro compito ora consiste nel riformare l’intero sistema politico, economico e sociale transalpino. Il ministro per le Finanze di Parigi, Pierre Moscovici, che ho conosciuto di persona quando era membro del Parlamento europeo, ha affermato apertamente che la Francia ha bisogno di forti riforme. Il problema è che Hollande non avrà vita facile a convincere l’opinione pubblica, dopo i temi sui quali ha basato la sua campagna affermando esattamente il contrario.
Il punto è che per Hollande l’austerity incrementa la recessione …
La soluzione infatti non è l’austerity, ma l’introduzione di alcune riforme. Per esempio in Italia sarebbe necessario approvare nuove leggi per quanto riguarda il mercato del lavoro. In Francia invece occorrerebbe elevare l’orario normale di lavoro da 35 a 40 o 45 ore, e i francesi sono i primi a esserne consapevoli. Queste non sono politiche di austerity, né tantomeno una decisione che deve essere imposta dalla Germania, ma soltanto una scelta che spetta ai francesi stessi.
Quali altre riforme sono necessarie?
Il mercato del lavoro francese è molto rigido, chiuso e burocratico e quindi va cambiato. La Francia è dotata di industrie solide, è il sistema delle leggi che va modificato per rendere il mercato più competitivo.
Per Hollande nel 2013-2014 ci sarà la ripresa …
Sì, ma l’economia non si riprenderà senza fare nulla, bensì soltanto grazie all’introduzione di numerose riforme. La Germania e la Francia svilupperanno una serie di idee per affrontare insieme i problemi. Nel gennaio 2013 cade il 50esimo anniversario del Trattato dell’Eliseo, firmato da Konrad Adenauer e da Charles De Gaulle a Parigi. Entrambi i governi per questa ricorrenza hanno organizzato numerose attività comuni a livello di industria, difesa, politica estera e cultura.
Le soluzioni tedesche non tengono mai conto della realtà politica di Italia e Francia, dove la sinistra e la parte maggioritaria dei sindacati non sono certo moderati come in Germania …
Dobbiamo ripartire da una sana economia sociale di mercato, non dal capitalismo né tantomeno dal socialismo. Soprattutto in Italia, questo nuovo modello dovrebbe essere discusso basandosi di più sulla dottrina sociale della Chiesa.
In che modo la dottrina della Chiesa può essere una risposta alla recessione?
La Chiesa ci insegna che abbiamo bisogno di ritornare al personalismo, che implica la responsabilità da parte di ciascun cittadino. Non però in una chiave individualista ed egoistica: la responsabilità personale deve essere aperta alle comunità, alla società, alla ragione, al benessere comune, e rappresentare l’equilibrio ottimale tra la sussidiarietà e la solidarietà. La sussidiarietà senza solidarietà rischia di affermarsi con alcuni aspetti egoistici, mentre al contrario se c’è soltanto la solidarietà porta a una mancanza di libertà e a un’eccessiva burocrazia. Occorre quindi bilanciare entrambi gli aspetti.
(Pietro Vernizzi)