Torna lo spettro della guerra civile nelle Filippine, anzi guerra rivoluzionaria per rovesciare il regime democratico del paese. Dopo un periodo di relativa calma infatti si è registrato nelle ultime ore uno scontro a fuoco tra ribelli comunisti (che hanno iniziato la loro lotta nel lontano 1968) ed esercito regolare: nello scontro sono rimasti uccisi sei militanti del New People’s Army tra i quali una donna. Lo scontro è avvenuto nella regione del Tarlac, cosa che alle autorità ha fatto sottolineare il tentativo dei ribelli di estendere la loro area di combattimento nella zona settentrionale delle Filippine. Una guerra dunque trentennale che ha provocato migliaia di morti e provocato danni all’economia già povera della nazione soprattutto nelle aree di campagna. Era dallo scorso aprile che non si verificavano scontri armati: il presidente Aquino infatti aveva dato inizio a colloqui di pace che proprio ad aprile sono stati dichiarati falliti. Secondo l’esercito filippino oggi i ribelli sarebbero circa 4mila dai circa 30mila dell’inizio delle attività.