Timothy Dolan, 59 anni e già arcivescovo di Milwaukee, è il nuovo “arcivescovo della capitale del mondo”. Con una lunga esperienza romana (è stato rettore del Pontificio Collegio Americano del Nord), Dolan ha mostrato le sue doti di pastore prima come ausiliare a Saint Luis, all’ombra del cardinal Justin Rigali (uno degli uomini forti dell’episcopato nordamericano), e dopo come arcivescovo di Milwaukee sulle rive del Lago Michigan, dove ha dovuto combattere con la dura eredità del suo predecessore in materie disciplinari e dottrinali.
Il suo percorso dimostra che sa unire la fermezza dottrinale con la soavità nelle forme, e che predilige il lavoro educativo di fondo alle battaglie pubbliche sui valori, sebbene in questo campo i suoi pronunciamenti siano stati sempre chiari e in piena sintonia con il Magistero del Papa.
La sua designazione per la sede di New York dimostra che Benedetto XVI vuole un’inversione piena nella città dei grattacieli, anche perché si tratta di un arcivescovo giovane che potrà lavorare con prospettiva del futuro.
Nessuno ignora che Obama pone alla Chiesa serie sfide dovute alle sue annunciate politiche nel campo della famiglia e della difesa della vita, ma anche nel modello di laicità nordamericana tanto elogiato da Benedetto XVI, ma che comincia a essere seriamente messo in discussione da diverse misure legislative e interventi dei tribunali.
Per tutto questo alcuni osservatori si aspettavano per New York un arcivescovo che mantenesse alti i decibel della dialettica con la Casa Bianca. Non è stata questa la scelta del Papa, cosciente del fatto che il problema di fondo sta più nella debolezza interna che nell’ostilità ambientale.
L’elezione di Dolan mette insieme il desiderio di mantenere uno spazio di dialogo con un Obama ancora sconosciuto in molte materie, la scommessa di una coesione interna alla comunità cattolica e l’educazione alla fede delle nuove generazioni.
Si evidenzia in proposito l’apertura con cui Dolan ha accolto i nuovi movimenti a Milwaukee e il suo proposito di generare un soggetto ecclesiale più consistente. Le macrostrutture scolari e caritative della Chiesa negli Stati Uniti, con tutto il loro merito e la loro storia alle spalle, non possono nascondere seri problemi di formazione e di presenza publica di un cattolicesimo che ha cercato legittimamente un suo posto al sole, cosa che ha spesso pagato con un alto prezzo riguardo alla sua identità e la sua capacità missionaria.
Evidentemente questo non significa che la voce dei vescovi, nel cui coro suonerà con timbro speciale quella di Timothy Dolan, smetterà di apparire con forza nella scena pubblica. Ma il protagonismo cattolico nel dibattito pubblico non richiede solamente voci episcopali di “scontro”, ma il rafforzamento della fibra spirituale, culturale e comunitaria del cattolicesimo negli Stati Uniti. Questa sarà la priorità del nuovo arcivescovo newyorchese.