Crimini contro l’umanità: è il capo di imputazione con il quale la polizia norvegese pensa di incriminare Anders Behring Breivik per potergli innalzare la pena. Sarebbe necessario invocare una nuova disposizione del codice penale, una norma che prevede 30 anni di carcere, invece dei 21 che si prenderebbe se fosse condannato per terrorismo. Lo ha riferito il procuratore Christian Hatlo al quotidiano Aftensposten spiegando che si tratta, al momento di, di un’ipotesi. Attualmente, per il responsabile della duplice strage di venerdì scorso si è fatto riferimento soltanto ai primi due commi dell’articolo 147 del codice penale relativo ad atti di terrorismo. Nel frattempo si fa strada sempre di più, tra le forze dell’ordine e gli inquirenti, l’idea che abbia agito da solo. Breivik, 32enne di tendenze suprematiste, ha dichiarato di essere l’unico autore dell’attacco nel centro di Oslo, con un autobomba, e di quello sull’isola di Utoya dove era in corso il raduno dei giovani laburisti; tuttavia ha aggiunto di aver agito di concerto con due cellule di un’organizzazione anti-islamica. Una possibilità che non è stata ancora esclusa categoricamente, ma che – data la scarsissima attendibilità del folle omicidida – viene considerata con estrema cautela.
Improbabile anche che la crociata contro l’islam e il marxismo cui avrebbe preso parte esista se non nella sua testa. Intanto sembra confermato che i morti non siano 93 ma 76, 8 per l’autobomba, 68 per la sparatoria sull’isola.