Gli scontri tra gli israeliani e i palestinesi sulla Striscia di Gaza proseguono senza sosta. In queste ore rimbombano le accuse di Israele nei confronti di Hamas, che userebbe i civili come “scudi umani”. I palestinesi respingono le accuse al mittente, spiegando che è stata la situazione disperata a spingere trenta mila persone contro le recinzioni della frontiera. Gli spari sulla striscia di Gaza hanno evidenziano la drammaticità della situazione. Ieri la giornata del lutto, ma anche di strategie e nuove valutazioni sul conflitto. Come sottolineato dal quotidiano La Stampa, a Gaza sembrano essere convinto che sia Israele ad impedire la riconciliazione. Con l’addio dei mediatori egiziani, la situazione è diventata ancora più complicata. (aggiornamento di Jacopo D’Antuono)
SCONTRI SULLA STRISCIA DI GAZA
Proseguono gli scontri nella Striscia di Gaza fra israeliani e palestinesi. Diciassette di questi ultimi sono stati uccisi negli scorsi giorni, e sono migliaia i feriti coinvolti. In quella parte del mondo è tornata fortemente d’attualità la guerra, con una lotta religiosa che va avanti ormai da una vita, e che sembra non voler finire mai. Le due fazioni coinvolte si rimpallano le colpe, e come da copione, nessuno fra israeliani e palestinesi vuole cedere, additando le responsabilità del sangue di questi giorni, al proprio avversario. Ed ora si teme l’escalation della forza, visto che oggi, in Isreale, si festeggia la Pesach, la Pasqua ebraica, una festa religiosa che potrebbe indurre appunto i palestinesi a colpire. Carri armati israeliani sono schierati a presidio del valico di Eretz, come sottolineato dall’Huffington Post, con misure di sicurezza a livello estremo in ogni angolo del paese. Ma Hamas non sembra voler indietreggiare: «Non riusciranno a piegare la resistenza, perché la resistenza è sostenuta da un popolo intero – le parole all’Huff di Sami Abu Zuhri, portavoce di Hamas – l’unità si fa sul campo, e questo significa entrare nel mirino del nemico. Noi non abbiamo paura». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
PARLA IL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU
Il bilancio degli scontri alla barriera tra la Striscia di Gaza e Israele è drammatico: sono 17 i palestinesi uccisi, tra cui un bambino di meno di 16 anni. Lo ha dichiarato Riyad Mansour, ambasciatore palestinese presso le Nazioni Unite, a margine della riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza convocata dal Kuwait. Intanto il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha chiesto «un’indagine indipendente e trasparente» su quanto accaduto ieri durante la manifestazione che si è trasformata poi in guerriglia, provocando oltre alle vittime almeno duemila feriti. Secondo Taye-Brook Zerihoun la situazione potrebbe precipitare nei prossimi giorni: «Il rischio di escalation è molto reale». Inoltre, «esiste la possibilità di un nuovo conflitto nella Striscia di Gaza». Infatti, come riportato dal Fatto Quotidiano, i palestinesi starebbero preparando nuove proteste. «Invitiamo tutti coloro che sono coinvolti ad adottare passi per abbassare le tensioni e stiamo lavorando a un piano per la pace», ha scritto invece su Twitter la portavoce del dipartimento di Stato Usa, Heather Nauert. (agg. di Silvana Palazzo)
SALE A 17 IL NUMERO DELLE VITTIME
E’ una Pasqua di morte quella che si sta vivendo in queste ore nella Striscia di Gaza, fra Israele e la Palestina. Il “Land Day”, la “Marcia del ritorno”, celebrata per ricordare i 6 arabi israeliani uccisi il 30 marzo del 1976, si è trasformata in un vero e proprio lago di sangue. Come scrivono i colleghi dell’Huffington Post, sarebbe salito a 17 il numero di vittime (tutte palestinesi), che va detto, è in continua evoluzione e tende ad aumentare. 2000 invece i feriti, a testimonianza di quanto gli scontri fra le due storiche fazioni rivali siano cruenti e sanguinosi. «Cercheremo di usare la forza minima necessaria per evitare feriti e vittime palestinesi – ha spiegato Yoav Galant, del gabinetto di sicurezza del premier Benjamin Netanyahu – ma la linea rossa è molto chiara: restino dalla parte di Gaza e restiamo in Israele». Questo invece il commento su quanto sta accadendo, da parte dell’esercito israeliano: «Verrà visto con grande severità ogni tentativo di far breccia nella sovranità israeliana o di danneggiare la barriera difensiva. Con il rinforzo delle truppe – ha aggiunto – l’esercito, se necessario, è preparato a rispondere ai violenti disordini programmati lungo il confine della Striscia». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
GLI ULTIMI AGGIORNAMENTI
La “Marcia del Ritorno” si è trasformata in un vero e proprio bagno di sangue. Sono almeno 16 (ma il numero potrebbe aumentare ancora) i palestinesi morti negli scontri con l’esercito israeliano durante la manifestazione nella Striscia di Gaza. Tra le vittime, come rivelato da Riyad Mansour, rappresentante palestinese alle Nazioni Unite, ci sarebbero anche tanti bambini. Dopo quanto accaduto nella giornata di ieri, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si è limitato a chiedere a entrambe le parti “moderazione”. La tensione tuttavia resta ancora altissima: come spiega TgCom24, Tel Aviv avrebbe fatto sapere di essere intenzionata a proseguire con gli attacchi se la violenza non cesserà, colpendo i militanti anche al di là della frontiera. Un avvertimento che giunge direttamente dal generale Ronen Manelis, portavoce militare all’indomani della strage di palestinesi rimasti uccisi dai soldati di Israele. Oltre alla richiesta di un’indagine, Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha commentato: “Questa tragedia evidenzia l’urgenza di rivitalizzare il processo di pace per creare le condizioni per un ritorno a negoziazioni significative. L’obiettivo è arrivare ad una soluzione pacifica che permetta a palestinesi e israeliani di vivere fianco a fianco in pace e in sicurezza”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
16 PALESTINESI UCCISI, ONU CHIEDE UN’INDAGINE
E’ finita nel sangue la protesta organizzata ieri al confine tra la Striscia di Gaza e Israele. Secondo l’ultimo bilancio svelato da IlPost.it, i palestinesi morti sono stati 16, mentre oltre 1400 le persone rimaste ferite dall’esercito israeliano. La protesta ha visto l’ampia partecipazione di circa 30mila persone, contro le quali l’esercito di Israele ha sparato proiettili di gomma e lanciato gas lacrimogeni anche con l’uso di droni. Non è un caso se in tanti hanno denunciato l’uso eccessivo della forza. Lo stesso Antonio Guterres, segretario generale dell’ONU, ha avanzato la richiesta di un’indagine chiara, indipendente e trasparente, al fine di fare piena chiarezza sulle morti dei 16 palestinesi. La cosiddetta “Marcia del Ritorno”, che da settimane era stata annunciata, si è svolta in sei differenti manifestazioni dislocate lungo il confine della Striscia. Israele ha risposto già nei giorni scorsi, schierando un centinaio di cecchini lungo il confine, con il permesso di sparare contro i manifestanti e, secondo Adalah, organizzazione per i diritti dei palestinesi in Israele, le vittime uccise sarebbero state tutte disarmate. A confermare questa versione anche numerosi video diffusi sui social e sulle tv locali e che avrebbero testimoniato una protesta pacifica, nonostante Haaretz abbia riportato la presenza di manifestanti i quali avrebbero tirato pietre e molotov contro i militari israeliani. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
SPARI DEI TERRORISTI SUI SOLDATI
Come temuto, gli scontro presso la Striscia di Gaza per la “Marcia del Ritorno” sono stati sanguinosi e il numero di vittime e ferite continua a salire. Molte polemiche riguardo l’aggressività dell’esercito israeliano verso i manifestanti, con fonti ufficiali che hanno respinto però le accuse di crudeltà. L’esercito israeliano ha infatti comunicato di aver sventato “un tentativo di attacco a colpi di arma da fuoco da una parte di una cellula del terrore. Durante l’attacco due terroristi si sono avvicinati alla barriera di sicurezza e hanno sparato verso i soldati israeliani”. Gli scontri di cui si parla nella nota dell’esercito sono quelli avvenuti nella zona a Nord della Striscia di Gaza, ma si stanno moltplicando le testimonianze sul sangue versato dai cecchini israeliani, con quasi 1500 feriti oltre a 14 morti accertati nel bilancio delle vittime. (agg. di Fabio Belli)
CECCHINI SPARANO SULLA FOLLA
Si aggravano i bilanci che giungono dalla Striscia di Gaza, sia per quanto riguarda le vittime (salite a 14) e sia per i feriti tra i manifestanti palestinesi e l’esercito israeliano, le agenzie internazionali parlano addirittura di oltre 1200 contusi tra gravi e più lievi. Un massacro che vede Israele sparare sulla folla aizzata da Hamas sui confini della Striscia e che non vede soluzione di continuità per almeno anche nelle prossime ore: il ministero della Sanità della Striscia di Gaza parla sì di 1200 feriti ma anche di continui spari delle forze d’Israele contro le postazioni di Hamas, con in mezzo purtroppo la presenza di moltissimi palestinesi che celebrano la giornata della “Grande Marcia del Ritorno”. Doveva essere una giornata di protesta, si sta rivelando invece una triste, l’ennesima, quotidiana guerra fratricida. «Disgustoso e orribile… questo giovane palestinese viene ucciso a sangue freddo dai cecchini israeliani nei pressi del confine di Gaza durante la giornata di protesta pacifica. Ero lì, non stavamo facendo niente e ci hanno sparato addosso», spiega un testimone palestinese su Twitter, postando il video dove si nota un cecchino israeliano colpire un giovane palestinese intento a recupera un copertone semi-incendiato e lanciato contro le postazioni israeliane.
NUOVI SCONTRI SULLA STRISCIA DI GAZA
La violenza inaudita scattata oggi sulla Striscia di Gaza purtroppo non è una “novità”: oggi è l’anniversario numero 70 della “Grande Marcia del Ritorno” organizzata da Hamas a memoria del violento esproprio delle terre arabe palestinesi per poter creare lo Stato di Israele. L’organizzazione terroristica palestinese ha soffiato su venti sempre caldi nella fascia tra Israele e Gaza e la violenza inaudita dell’Esercito di Tel Aviv ha purtroppo fatto il resto: in mezzo, come sempre, civili innocenti che si ritrovano schiacciati in una guerra senza fine e con i nemici che sono da ogni parte. Il bilancio parziale è terrificante: 12 palestinesi uccisi, più di 1000 feriti e disagi lungo tutta la Striscia, come riferisce la Croce Rossa e il ministero della Sanità di Gaza. Tutto è stato esacerbato dall’uccisione questa mattina di un 27enne agricoltore entrato nella fascia di sicurezza delle forze armate israeliane e colpito a freddo dai carroarmati. L’ANP ha chiesto l’intervento della comunità internazionale, «urgente per fermare lo spargimento del sangue del nostro popolo palestinese da parte delle forze di occupazione israeliane». Di contro l’esercito israeliano ha spiegato che sono stati circa 30mila i palestinesi che manifestano da ore, spinti da Hamas, «bruciando pneumatici, lanciando bombe molotov e pietre» contro la fascia di protezione disposta da Israele.
“LA BAMBINA CONTRO I CARRI ARMATI”
«Abbiamo identificato alcuni terroristi che cercano di condurre attacchi, camuffandosi da manifestanti», ha detto all’Afp il generale israeliano Eyal Zamir, rispondendo alle accuse di violenza esercitata dai soldati di Tel Aviv contro i manifestanti. Il ministro della Difesa israeliano, Avigdor Liberman, ha scritto sui social un appello a tutta la popolazione araba: «Chi si avvicina oggi al confine si mette in pericolo. Invito a procedere con la propria vita senza farsi coinvolgere in provocazioni». Nel pomeriggio infatti una scena purtroppo “classica” è avvenuta al centro della Striscia di Gaza, confermate da entrambe le sponde in contesa (ovviamente spiegando in maniera completamente diversa). Una bambina si sarebbe avvicinata alla Striscia in direzione dei soldati nel pieno degli scontri tra i cecchini e la popolazione che manifesta contro l’esproprio della terra di 70 anni fa (e contro le condizioni attuali indigenti). «Una bambina palestinese di sette anni è stata mandata da Hamas verso la barriera del confine, di fronte ai soldati israeliani», scrive una nota dell’esercito israeliano, mentre i palestinesi accusano i nemici di aver rischiato di linciare una povera e innocente bambina (in realtà lanciata apposta da Hamas come “provocazione” atta a muovere ancora di più la folla davanti ad un eventuale morte drammatica). La scena si ripete purtroppo così da anni e anni, con responsabilità e ignominie da entrambe le sponde: «Le forze dell’Idf si sono immediatamente rese conto che si trattava di una bambina e si sono assicurate che fosse riportata al sicuro dai familiari», conclude il comunicato delle forze israeliane.