La Corea del Nord non perde occasione per attaccare gli Stati Uniti. Stavolta Kim Jong-un si unisce al coro di critiche rivolte al presidente americano Donald Trump, il quale recentemente ha riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele. “Avventata e perversa”, così l’agenzia di stampa nordcoreana Kcna ha definito la decisione. Un portavoce del ministero degli Esteri ha poi rincarato la dose, definendo Trump un “vecchio mentalmente disturbato”. Con la sua decisione “ha apertamente invocato in sede Onu la distruzione totale di uno stato sovrano”. Quest’azione non sorprende la Corea del Nord, che ha condannato fermamente la mossa americana ed espresso “pieno appoggio e solidarietà per i palestinesi e i popoli arabi in lotta per i loro legittimi diritti”. Gli Stati Uniti, prosegue la nota del portavoce, dovranno “rispondere di tutte le conseguenze di questo atto”. (agg. di Silvana Palazzo)
COREA DEL NORD CONTRO STATI UNITI: “RICATTO NUCLEARE”
Le comunicazioni tra la Corea del Nord e le Nazioni Unite sono regolari, ma la tensione resta alta. Il regime di Kim Jong-un ha parlato di “ricatto nucleare” in occasione dei colloqui con un alto responsabile Onu. L’accusa è riportata dall’agenzia ufficiale nordcoreana KCNA, secondo cui ci sarebbe stato un incontro a Pechino tra Jeffrey Feltman, segretario generale aggiunto dell’Onu per gli Affari esteri, il ministro degli Esteri nordcoreano Ri Yong-Ho e il viceministro Park Myong-Kuk. Nel corso di questi colloqui si è parlato della “ostilità degli Stati Uniti contro la Repubblica democratica popolare di Corea” e del loro “ricatto nucleare”, per cui secondo la Corea del Nord la responsabilità dell’attuale situazione nella penisola coreana è imputabile agli Stati Uniti. L’agenzia di stato ha informato però anche di accordi raggiunti tra Pyongyang e l’Onu per “per regolarizzare le comunicazione con visite a diversi livelli”. (agg. di Silvana Palazzo)
CRISI COREA DEL NORD, DIPLOMAZIE A LAVORO
In settimana c’è stato il primo contatto e incontro tra il sottosegretario generale degli Affari Politici Onu, Jeffrey Feltman e il vice ministro degli Esteri della Corea del Nord, Pak Myong Guk. Una soluzione alla terza guerra mondiale è l’intento principale delle Nazioni Unite, anche per cercare di “aggirare” le provocazioni che Usa e Corea del Sud stanno portando al confine con Pyongyang dopo il lancio del missile di Kim Jong. Il ministro del regime ha espresso alla stampa internazionale, «speranza per colloqui onesti» dopo l’incontro con sottosegretario dell’Onu. Il tutto lo ha riferito l’agenzia d’informazione “Kyodo”, secondo cui alla riunione hanno preso parte anche i funzionari nordcoreani che partecipano al Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (Undp). È in programma però un altro importante incontro, questa volta con il Ministro degli Esteri Ri Yong-ho, compiendo un passo molto importante verso un tentativo in extremis di recupera un dialogo tale da fari riparte i colloqui di pace, frenando così la minaccia mondiale dei missili atomici. Il politologo cinese Wang Dong ha dichiarato che l’apertura di Pyongyang alla visita del funzionario è «un primo passo, un segnale positivo».
UNA GUERRA INEVITABILE?
Insomma, terza guerra mondiale o diplomazia verso una pace duratura? I colloqui sembrano dare peso alla seconda ipotesi, ma il caos generato dopo la decisione di Trump su Gerusalemme hanno di nuovo alzato poverone contro gli Usa con l’Onu tutt’altro che schierato unito contro i vari punti caldi nel mondo, Corea del Nord in primis. «Questa dichiarazione (“la guerra è inevitabile, lo hanno voluto gli Usa”) della Corea del Nord ha carattere politico, è una risposta agli USA, il paese è pronto per la guerra, non si nasconde né la evita», spiega a Ria Novosti l’esperto militare, il redattore capo della rivista Difesa Nazionale Igor Korotchenko. Ne è ancora più convinto della prima “ipotesi” l’ex presidente URSS (l’ultimo prima della caduta del muro) Mikhail Gorbaciov che parlando ieri con Repubblica ha detto chiaramente come la terza guerra mondiale è tutt’altro che lontana: «in Corea del Nord i rischi sono enormi. Non voglio esagerare, ma la nuova corsa agli armamenti è già realtà e può portare il mondo alla catastrofe. Trent’anni fa il senso di responsabilità e il buon senso hanno prevalso. È quello che desidero augurare ai nostri attuali successori. «Questa situazione non può essere risolta con un tocco di bacchetta magica. Per questo mi appello ai leader mondiali, e ai presidenti di Stati Uniti e Russia innanzitutto, perché riprendano nelle loro mani il processo di disarmo nucleare». Insomma, il destino resta impigliato in quel dubbio iniziale e il 2018 che sta per arrivare ha tutta l’aria di non riuscire a risolvere in breve l’intricata matassa…