Come un fulmine a ciel sereno all’interno di una condizione-clima mondiale tutt’altro che sereno, arriva la decisione di Vladimir Putin arrivato questa mattina a sorpresa in Siria per un vertice con Assad nella base militare russa anti-Isis di Khmeimim. Secondo quanto riportato dalla tv di Stato di Damasco, il presidente russo ha scoperto le carte: «Ordino al ministro della Difesa e al capo di stato maggiore di iniziare il ritiro delle truppe russe. Se i terroristi rialzeranno la testa, condurremo contro di loro dei raid tali come non ne hanno mai visti. Non dimenticheremo mai le perdite patite nella lotta al terrorismo qui in Siria e in Russia». Posizione forte in un momento in cui dal Medio Oriente alla Corea del Nord, il rischio della guerra mondiale è più alto che mai: calcolo politico? Scacchiere siriano pronto di nuovo ad essere “scosso”? Le domande per ora rimangono senza risposta, di certo la mossa di Putin è volta a vedere se dall’altra parte dell’oceano Trump scopre anche le sue, tra una Gerusalemme e una Pyongyang…
COREA DEL NORD, “SANZIONI USA SONO VANE”
Arriva immediata la reazione della Corea del Nord alle nuove sanzioni giunte da Seul (con l’evidente via libera anche di Washington) che hanno inasprito una volta di più il clima da guerra mondiale che aleggia da mesi sul Pacifico: «L’equilibrio tra la struttura militare e strategica della Corea del Nord e quella degli Stati Uniti è completamente cambiato. Anche le sanzioni senza precedenti contro Pyongyang da parte degli Stati Uniti e degli alleati si sono dimostrate vane dopo il successo dell’ultimo test missilistico. Le forze ostili sono rimaste frustrate di fronte “all’inevitabilità dell’ulteriore perseguimento della linea seguita dalla Corea del Nord», si legge nell’editoriale di regime del quotidiano “del popolo” Rodong Sinmun di Pyongyang. Dopo il successo del missile balistico, Kim Jong-un si dice sicuro che Usa e Corea del Sud non hanno speranze di vedere fermare il programma nucleare nordcoreano. «Il completo fallimento della politica ostile degli Stati Uniti nei confronti di Pyongyang è evidente. Vince la Corea del Nord. Il successo del test missilistico corrobora il grande spirito dell’esercito e della popolazione della Corea del Nord, ben intenzionati a porre fine alla secolare resa dei conti con gli Stati Uniti», conclude ancora l’editoriale propagandistico da Pyongyang.
SEUL, NUOVE SANZIONI ANTI-COREA DEL NORD
È notizia confermata di questa mattina la decisione della Sud Corea di dare un altro segnale deciso contro il regime dei “vicini cugini” all’interno di una terza guerra mondiale per ora diplomatica ma dai delicatissimi rischi futuri. Il governo di Moon Jaa-in ha approvato stamani una nuova serie di sanzioni unilaterali contro la Corea del Nord, come risposta al lancio del missile balistico di Pyongyang dello scorso 29 novembre 2017. «Lo scopo è tagliare i canali di finanziamento dei programmi balistici e nucleari di Pyongyang. A tal proposito, 20 organizzazioni del Nord sono finite nel mirino, tra cui banche e società di trading, mentre sono 12 gli individui direttamente interessati, inclusi alcuni funzionari dell’intelligence militare», ha spiegato il ministero degli Esteri di Seul in una nota. Da quando è stato eletto il nuovo presidente sudcoreano, che ha inaugurato una fase più “distensiva” con il vicino Kim Jong-un, queste sono comunque le seconde iniziative di sanzione contro Pyongyang: la diplomazia ci prova ma finora ha fallito e il rischio che si inaspriscano ancora di più i rapporti, specie per l’alleanza forte Trump-Moon, è purtroppo una eventualità per nulla remota.
PYONGYANG, “DOPO GERUSALEMME ORA TUTTI SANNO CHI È TRUMP”
Sul fronte della rivolta in Israele dopo le parole di Donal Trump interviene anche la Corea del Nord per provare a trovare un fronte di appoggio su cui far attacco comune al leader Usa: il portavoce del Ministero degli Esteri della Nord Corea si accoda ai vari Paesi internazionale spiegando «La decisione del presidente degli Stati Uniti Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale d’Israele e di trasferirvi l’Ambasciata americana è una palese trascuratezza e un insulto alla comunità internazionale. Trump, dopo aver parlato dal palco delle Nazioni Unite della distruzione totale di un Paese sovrano (proprio la Corea del Nord, ndr), è un vecchio pazzo, pertanto non c’è nulla di sorprendente in questa decisione». L’attacco diplomatico è molto evidente, Pyongyang cerca appoggi per dimostrare al mondo che le colpe sono degli Usa e non della loro minaccia missilistica continua: ecco, l’Onu è timido ma su questo punto di vista non completamente annebbiato e sa bene dove stanno colpe, responsabilità e minacce. Resta però il punto di oggi: Trump è accerchiato e il futuro non è certo roseo per i vari equilibri internazionali, Nord Corea in primis.
MACRON A ISRAELE, “FATE QUALCOSA PER LA PALESTINA”
La giornata di ieri è stata teatro di numerosi scontri diplomatici che mettono davanti l’evidenza di un pericolo reale per la geopolitica di tutto il mondo: una terza guerra mondiale “a pezzi”, come ha ribadito ieri il Papa all’Angelus in Piazza San Pietro, in cui la situazione in Medio Oriente dopo le parole di Trump su Gerusalemme resta tra i primissimi teatri di scontro. Nel vertice a Parigi tra Macron e Benjamin Netanyahu il clima non è stato dei più distensivi: «La decisione di Trump è contraria al diritto internazionale e pericolosa per la pace. L’unica soluzione è l’istituzione di due Stati che vivano in pace. Sono d’accordo con il premier Benjamin Netanyahu quando dice che bisogna dare una chance alla pace: allora fai un gesto per i palestinesi», spiega il presidente francese all’omologo israeliano. «Parigi è la capitale della Francia, Gerusalemme è la capitale di Israele», è invece la controreplica di Netanyahu che poi subisce il fuoco incrociato a distanza del Presidente turco Erdogan. «Israele è uno stato terrorista che uccide i bambini»: a tali parole, il n.1 di Israele ha gioco facile nel replicare, «non accetto lezioni da chi bombarda i curdi e favorisce i terroristi dell’Isis». Insomma, da Gerusalemme alla Siria, dalla Turchia fino al Medio Oriente in generale, senza dimenticare ovviamente la Corea del Nord: l’Onu ha parecchie gatte da pelare e il 2018 che si apre sembra già piuttosto “tormentato”.