L’ex tennista Boris Becker richiede limmunità diplomatica, è ambasciatore della Repubblica centrafricana, per difendersi al meglio nel caso di bancarotta che lo sta portando sul lastrico. Il tre volte vincitore di Wimbledon è rappresentato dallo studio legale Ben Emmerson che ha già difeso Julian Assange e Marina Litvinenko. Becker ha puntato il dito contro quella che lui definisce una vera e propria ingiustizia. Queste alcune dichiarazioni riportate dal portale della gazzetta dello sport: “La decisione di iniziare i procedimenti di bancarotta contro di me è ingiusta e ingiustificata. Un pugno di anonimi e banchieri e burocrati mi ha spinto a una dichiarazione totalmente inutile di bancarotta che ha causato enorme danno economico e professionale a me e alle persone a me vicine. Ho chiesto limmunità diplomatica perché ne ho diritto e perché voglio che questa farsa finisca al più presto per far ripartire la mia vita”. Vedremo nei prossimi giorni se la sua richiesta sarà accolta oppure respinta.
BECKER, DEBITI PER 61 MILIONI DI EURO
Boris Becker ha debiti che ammontano a 61 milioni di euro e per questo ha preso una decisione dolorosa, quella di mettere allasta alcuni dei trofei vinti in una carriera fantastica. Tra i cimeli troviamo anche il trofeo Renshaw Cup che gli fu assegnato come più giovane vincitore di Wimbledon a soli 17 anni nel 1985. L’asta per la vendita partirà da un prezzo iniziale di 8 mila sterline, ma si prevede che il costo salirà molto per un cimelio imperdibile per i grandi collezionisti. Anche la sua villa a Maiorca è sul mercato per 9 milioni di sterline, ma attualmente è occupata in maniera abusiva. Tra i cimeli troveremo anche il trofeo degli Us Open del 1989. Ricordiamo, infine, che Lex campione di tennis di recente ha annunciato la separazione dalla moglie dopo nove anni di matrimonio, dichiarando inoltre bancarotta nel 2017 per debiti verso la banca Arbuthnot Latham che adesso vuole portarlo in tribunale.