Da oggi, per riferirci a Andy Murray, dovremo chiamarlo Ufficiale. Avete presente quella piccola faccenda di Wimbledon? Riassumiamo: gli inglesi hanno nei Championships il loro punto d’onore tennistico. Dai tempi di Fred Perry nessun giocatore del Regno Unito era mai riuscito a mettere le mani sul celebre trofeo: 1936 l’ultimo trionfo, a ricordarlo una targa e una statua. Ci aveva provato Tim Henman, fermato in semifinale per ben quattro volte in cinque anni da mostri sacri (leggi Pete Sampras) e futuri campioni del torneo (contro Goran Ivanisevic, gli inglesi arrivarono a maledire la pioggia, che fa parte del paesaggio). Poi è arrivato Andy Murray, speranza di tutti: tecnicamente non inglese ma scozzese, ma siccome nel mondo del tennis si corre tutti sotto la Union Jack, le antiche inimicizie sono state sepolte. Storia nota: dopo tre semifinali consecutive erano tutti convinti che la maledizione dovesse continuare a colpire, e che della nuova generazione britannica sarebbero rimasti solo luoghi celebrativi senza trofei (a Tim Henman è stata intitolata la collinetta fuori dal campo centrale, dove è stato posto un maxi schermo). Poi, qualcosa si è rotto: la finale del 2012, persa da Roger Federer tra lacrime sue, della fidanzata Kim Sears e di tutti gli spettatori presenti, si è sublimata nell’oro olimpico sullo stesso campo e contro lo stesso avversario. Quella vittoria gli ha dato fiducia: l’anno seguente, e cioè lo scorso giugno, ha tolto un enorme peso a tutto il Regno (e se l’è tolto lui) battendo il suo grande amico Novak Djokovic nell’ultimo atto (si dice, al proposito, che Murray potrebbe essere il testimone di nozze del serbo). E così il Regno ha deciso di premiare l’attuale numero 3 del ranking ATP: oggi il principe William lo ha insignito dell’onorificenza di Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico. C’era chi si augurava che diventasse baronetto: per il Sir bisognerà aspettare, magari un altro Wimbledon. Tra le altre cose, Murray ha pure rischiato di arrivare in ritardo all’appuntamento: in mattinata ha ricevuto una visita dell’antidoping. Fortunatamente, non è stato trattenuto troppo a lungo.