Tre brasiliani hanno deciso i primi tre derby di questa stagione: Ronaldinho ha steso l’Inter, Amauri ha segnato nel derby della Mole, Julio Baptista ha infilato Carrizo in Roma-Lazio. A Genova, sponda rossoblu, di brasiliani ce ne sono solo due, e uno gioca in porta. L’altro, Thiago Motta, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, è dunque il predestinato per il derby della Lanterna: «Non ci avevo fatto caso. Vista così, in effetti, la cosa si fa divertente. Sarei davvero molto felice di aiutare la mia squadra a vincere una partita tanto importante. Quello che conterà di più comunque sarà il collettivo, nessuno è in grado di fare la differenza da solo». Anche se, nei due club genovesi le individualità non mancano, come dimostra la sfida Milito-Cassano, una delle possibili chiavi del match: «Diego si sta dimostrando un giocatore straordinario, nato per fare gol, ma per arrivare a quei livelli, credetemi, anche lui ha bisogno dell’aiuto dei compagni. Cassano è uno in grado di rompere l’equilibrio, costruisce e finalizza, ma se non ha vicino chi gli crea spazi, si trova inevitabilmente meno efficace». Ma in fondo, come poi sostiene «La dote fondamentale di un calciatore è la concentrazione: se capisci prima dove può andare la palla prendi un vantaggio su qualsiasi avversario. Questo ti consuma il cervello, ma fa si che non si consumino le gambe. Il calcio di oggi è veloce, complicato ed equilibrato. I particolari fanno la differenza».
Insomma, un brasiliano che parla di calcio come un europeo: «Sono andato a Barcellona a 15 anni, giocavo con il 10 e pensavo solo ad attaccare. Nelle giovanili ho incontrato un allenatore, Gonzalo, che ha provato ad insegnarmi anche a difendere. Van Gaal ha completato la mia formazione schierandomi in difesa o sulle fasce. Ho imparato ad essere completo. Una squadra vince se ha il giusto mix: classe, forza, velocità, grinta. Il talento da solo non basta. E quel mix io l’ho trovato proprio qui a Genova».