Chiusa anche la ventunesima e ultima tappa, Vincenzo Nibali è il vincitore della 96esima edizione del Giro d’Italia. Il 28enne messinese del team Astana, trionfatore nella cronoscalata e sulle Tre Cime di Lavaredo e alla prima vittoria nella competizione rosa dopo essersi preso la Vuelta nel 2010, ha preceduto in classifica di 4’43” il colombiano Rigoberto Uran e di 5’52” l’australiano Cadel Evans. E’ invece Mark Cavendish a conquistare l’ultimo appuntamento del Giro d’Italia, che ha portato gli atleti da Riese Pio X, in provincia di Treviso, fino a Brescia, attraverso un percorso di 197 chilometri con arrivo nella città lombarda dove sono stati effettuati sette giri su un circuito. Che si sarebbe chiusa in volata si sapeva: per una volta il clima mite gha dato una tregua ai corridori, vessati nei giorni scorsi da pioggia, neve e freddo che hanno anche portato alla cancellazione della tappa di venerdi e il taglio di una tappa di alta montagna. A guardare bene, era anche scontata la vittoria di Mark Cavendish, che in questo Giro non ha lasciato nemmeno le briciole agli avversari: quinto arrivo in volata e quinta vittoria del britannico, che con questo trionfo non solo entra nella storia ma riesce anche a strappare la maglia rossa del leader della classifica a punti, riprendendola proprio a Nibali che con l’impresa di ieri si era portato in testa anche alla speciale graduatoria. Cavendish ha letteralmente dominato la tappa totalmente pianeggiante, giungendo al traguardo davanti a Sacha Modolo ed Elia Viviani. Al quarto posto si piazza invece Giacomo Nizzolo, seguito da Luka Mezgec. Il britannico dell’isola di Man ha dovuto faticare solo alla fine e resistere all’attacco di Modolo che lo ha insidiato fino a pochi metri dalla fine. Cavendish è anche il vincitore della maglia rossa riservata ai velocisti. Nibali, invece, aveva virtualmente messo le mani sulla vittoria finale già con la tappa di ieri, la ventesima, seconda vittoria consecutiva nei percorsi alpini, dopo aver preceduto al termine dei 203 chilometri i tre colombiani Arevalo Duarte, Rigoberto Uran, e Carlos Alberto Betancur di oltre 16”.