La notizia, se è vera, avrebbe del clamoroso. La diciamo subito: il Manchester City avrebbe pronta l’offerta da 200 milioni di euro, ovvero l’ammontare della clausola rescissoria, per portare all’Etihad Stadium nientemeno che Leo Messi. Al quale presenterebbe un ingaggio da 25 milioni di euro a stagione. Fantacalcio? Fino a poco tempo fa si sarebbe detto di sì: troppo alta la valutazione per pensare a una cessione, troppo “implicata” la Pulce all’interno del Barcellona per un addio a 27 anni, cioè nel pieno della carriera. Si arriva invece a marzo 2014, e improvvisamente l’affare sembra possibile; tanto che addirittura l’entourage di Leo, capitanato dal padre, fa sapere che le cose stanno davvero così, e che anzi a provare il colpo enorme c’è pure il (che aveva già “sparato” l’eventualità di sganciare i soldi della clausola, quando i blaugrana insidiava Thiago Silva). Cos’è cambiato nel frattempo? Sostanzialmente tre cose. Le prime due: i noti problemi con il fisco che Messi junior e senior hanno in Spagna, e i guai del Barcellona relativamente all’acquisto di Neymar. E c’è la terza: pare infatti che lo spogliatoio catalano sia diventato una sorta di polveriera, spaccato in tre tronconi con i senatori catalani (Pique, Puyol, Xavi, Iniesta), i sudamericani (leader Dani Alves, Neymar e Sanchez) e quello degli “altri” che mal si sopportano e si fanno fotografare rigorosamente separati. Quella dei clan è una storiella che presto o tardi ha attraversato tutte le rose che, un tempo vincenti, affrontano il duro periodo del ridimensionamento; una delle cause che si adduce quando non si sollevano più i trofei (pensate solo all’Inter e ai suoi argentini) è lo spogliatoio spaccato. Non che non ci si creda; anzi, spesso e volentieri è pure vero. Però, siccome parliamo di professionisti, nella maggior parte dei casi vale la regola del campo, ovvero durante i novanta minuti si rema tutti dalla stessa parte. Però, chissà che non possa essere un motivo per il disagio di Messi a Barcellona. Creato da altri aspetti: per esempio il fatto che la Pulce abbia avuto molto a che ridire con i collaboratori di Gerardo Martino, a suo dire incompetenti rispetto alle loro conoscenze di calcio giocato. Insomma, una bomba pronta ad esplodere; fosse reale tutto questo scenario, le condizioni per il clamoroso addio di Messi ci sono tutte. Se invece credete poco agli scenari geopolitici nel mondo dello sport di squadra, pensate solo a questo:
Con 200 milioni in tasca, la dirigenza del Barcellona può fare quello che vuole, e cioè rifarsi una squadra e trovare in un solo colpo il sostituto di Xavi (che andrà nella MLS), quello di Puyol che ha appena annunciato l’addio e anche quello di Messi. Ed ecco perchè a Barcellona tremano, e rischiano di avere un’estate da incubo nella quale tre che sono già leggende blaugrana lasceranno la squadra. Questo il bicchiere catalano mezzo vuoto; anzi vuoto del tutto, perchè perdere la Pulce significa togliere alla rosa la sua anima e un giocatore da 351 gol in 441 partite. Anche qui, senza troppi giri di parole: il più forte del mondo, o se vogliamo il secondo, e anche così saremmo molto vicini al numero uno. Ma c’è anche la versione piena: quella per la quale vendere Messi in mezzo a tanti guai (addio dei senatori e problemi economico-giudiziari) sarebbe la mazzata finale sul club e non ne vale la pena, quella per cui Messi ha dichiarato di voler chiudere a Barcellona e se dice così uno come lui si fa di tutto per assecondarlo, e quella per cui lo stesso Tata Martino in disaccordo con la Pulce ha già fatto sapere, non ufficialmente ma quasi, che a giugno saluterà pure lui. E allora, se i blaugrana avranno già il problema, per la terza volta nel giro di tre anni, di trovare un allenatore, forse non è il caso di affrontare tre mesi con la piazza in rivolta (perchè sì, va considerato anche questo). Ci sono i pro, e ci sono i contro: come sempre, parleranno i fatti.
(Claudio Franceschini)