Eccoci: Barcellona-Real Madrid è l’appuntamento atteso da tutti, che arriva almeno due volte l’anno quando non si mettano di mezzo Copa del Rey, Supercoppa e Champions League. E’ successo tante volte nelle ultime stagioni; questa è la prima per i due allenatori, Gerardo “Tata” Martino da una parte e Carlo Ancelotti dall’altra. Che diventa così il secondo tecnico italiano a guardare dalla panchina il Clasico di Spagna, dopo Fabio Capello che dalle parti del Bernabeu ha vinto due campionati e al Camp Nou ha vissuto uno spettacolare 3-3 che ha consacrato sul grande palcoscenico un certo Lionel Messi, quella sera autore di una tripletta. Tanti temi: naturale e chiaro accostare subito la Pulce e Cristiano Ronaldo e dire che si tratta di una sfida tra i due, ma la realtà parla di altro e si mischia con tradizione e politica. Poco importa che in questo momento il Real Madrid sia terzo in classifica (22 punti contro i 25 dei blaugrana, capolista): la graduatoria in partite come questa non conta, non può contare. Interessa l’atmosfera, interessa la rivalità, interessano i giocatori in campo. Inusuale l’orario: le 18 di domani (clicca qui per seguire in diretta Barcellona-Real Madrid e commentarla con noi, clicca qui per le informazioni su Barcellona-Real Madrid in streaming legale).
Via il tiqui taka o comunque ridotto, più lanci lunghi, la ricerca della porta con una media di cinque passaggi in meno ad azione: il nuovo Barcellona di Gerardo Martino gira anche così, pur se qualcuno (molti) ha parlato di rivoluzione non solo tattica ma anche culturale, perchè il possesso palla blaugrana è qualcosa che esiste da tempo immemore e con Pep Guardiola si è semplicemente sublimato. Nonostante ciò la squadra vola: otto vittorie consecutive in avvio di campionato aperte dal 7-0 al Levante, non prima di aver vinto la Supercoppa di Spagna grazie a due pareggi. Naturalmente la svolta ha portato qualche difficoltà in termini di gioco, che ha avuto ripercussioni sulla difesa, meno protetta da un pressing asfissiante che era marchio di fabbrica: si spiegano così due gol incassati nel finale dal Siviglia, la continua apnea sulle palle inattive (questo in realtà è un problema antico) e due rigori subiti nel giro di quattro giorni, peraltro entrambi parati da Victor Valdes. La realtà è che il Barcellona appare più cinico di alcune versioni narcise e autocelebrative, forse meno macchina da guerra e schiacciasassi ma altrettanto vincente. In Champions League la qualificazione agli ottavi è cosa – quasi – fatta, questa partita contro il Real Madrid può essere la ciliegina sulla torta alla definitiva accettazione di Martino da parte dell’ambiente. Messi, come sempre, dà il suo contributo: 12 gol stagionali, divisi tra Liga (8) e Champions League (4). Unico neo: Neymar sta giocando bene, ma per quasi 60 milioni e con tutte le aspettative che c’erano ci si aspettava un impatto ben più deciso.
Le difficoltà, Carlo Ancelotti le ha avute all’inizio. Normale: allenatore nuovo in un contesto semi-nuovo, con idee anche contrarie a quelle di José Mourinho che come al solito, nel bene e nel male, aveva logorato gruppo e ambiente (è successo anche all’Inter, dove aveva vinto tutto). Chiamato a rispondere degli acquisti milionari di Gareth Bale e Asier Illarramendi prima che in termini tecnici, l’emiliano ha aperto male la stagione, perdendo subito contatto dalla coppia Barcellona-Atletico Madrid e cadendo al Bernabeu nel derby, come era già successo a Mourinho pochi mesi prima ma come non accadeva nella Liga da 14 anni. Il pubblico non l’ha presa bene, ma Ancelotti è talmente esperto da aver girato le difficoltà a suo favore: 4-4-2 “all’italiana” con Cristiano Ronaldo finalmente e ufficialmente più vicino alla porta per liberare la corsa di Bale che, a dire il vero, non ha ancora dato il suo contributo. Il portoghese ha risposto con i numeri: 15 gol in stagione, 8 nella Liga e 7 in Champions League. La squadra gira e sa trasformarsi in più moduli grazie alla duttilità di certi interpreti, e le prime amnesie si sono risolte. L’ultima vittoria, 2-0 al Malaga, ha riportato le Merengues a 3 punti dalla vetta (in mezzo ci sono i Colchoneros) e tanti stanno apprezzando che finalmente i prodotti del vivaio (leggi Morata e, in misura minore, Jesé Rodriguez) vedano il campo con costanza. A fronte di questo restano alcuni problemi, leggi il dualismo Diego Lopez-Casillas non ancora risolto, la sconfessione della scelta mourinhana di promuovere titolare Varane (che con l’emiliano non gioca più) e qualche difetto in manovra che si è visto anche contro la Juventus. Per ora va bene così, ma sappiamo che il pubblico del Bernabeu è riuscito a fischiare anche allenatori pluri-vincenti, e qui torniamo a Fabio Capello. Il turnover di Champions League è servito: domani tornano tutti i titolari, pur se alcune scelte sono ancora da verificare.
1 Victor Valdes; 22 Dani Alves, 3 Piqué, 14 Mascherano, 21 Adriano; 6 Xavi, 16 Sergio Busquets, 8 Iniesta; 7 Pedro, 10 Messi, 11 Neymar. All. Martino
A disp: 13 Pinto, 2 Montoya, 5 Puyol, 17 Song, 4 Fabregas, 20 Cristian Tello, 9 Sanchez
Squalificati: –
Indisponibili: Jordi Alba, J. Dos Santos, Afellay
25 Diego Lopez; 17 Arbeloa, 3 Pepe, 4 Sergio Ramos, 5 Fabio Coentrao; 22 Di Maria, 6 Khedira, 23 Isco, 11 Bale; 9 Benzema, 7 Cristiano Ronaldo. All. Ancelotti
A disp: 1 Casillas, 2 Varane, 12 Marcelo, 19 Modric, 24 Illarramendi, 20 Jesé Rodriguez, 21 Morata
Squalificati: –
Indisponibili: Xabi Alonso
Arbitro: Undiano Mallenco