Marcello Lippi si ritira da allenatore: diventerà direttore tecnico della squadra cinese della Guangzhou Evergrande dopo essere stato portato in trionfo dai suoi giocatori per il terzo titolo consecutivo nella Super League cinese, ma ha annunciato che non siederà più su una panchina. Finisce così la carriera del tecnico che nel 2006 portò l’Italia alla conquista del quarto titolo mondiale ma ha legato il suo nome anche alla Juventus: cinque scudetti, una Champions League, una Supercoppa Europea, una Coppa Intercontinentale, una Coppa Italia, quattro Supercoppe italiane. Un allenatore quindi che ha fatto la storia del calcio… Per parlarne abbiamo sentito un giocatore lanciato proprio da Lippi alla Juventus, Alessandro Birindelli. Eccolo in questa intervista esclusiva per IlSussidiario.net.
Si aspettava il ritiro di Marcello Lippi? Diciamo che doveva succedere prima o poi, ormai ha vinto tutto quello che poteva vincere e la sua nuova carica di direttore tecnico lo farà restare nel mondo del calcio.
Quanto è stato importante come allenatore? Spesso Lippi sembrava avere un atteggiamento duro, deciso, ma il suo merito è stato quello di aver lavorato sempre sul gruppo, facendo emergere tutte le qualità di ogni giocatore.
In che modo è riuscito a trasformarsi da allenatore di club a commissario tecnico vincendo in entrambi i casi? Proprio il fatto che la base del suo lavoro era il gruppo gli ha consentito di calarsi in queste due vesti raggiungendo in entrambi i casi grandissimi risultati.
Quale idea di calcio ha portato? Ha saputo dare convincere attaccanti come Del Piero, Vialli e Ravanelli a sacrificarsi e aiutare la squadra. Da allenatore gli è servita la sua esperienza da calciatore, l’ha portata nel suo mestiere di tecnico.
Sul piano personale quanto è stato importante per lei? Da uno a cento direi cento, per le vittorie ma soprattutto sul piano personale. Se Spalletti mi aveva lanciato nell’Empoli, ho fatto il salto di qualità con Lippi alla Juventus.
Cosa sapeva trasmettere ai suoi giocatori di quella Juventus? In quella Juventus sia chi giocava quindici minuti sia chi giocava tutta la partita era importante.
Come giudica la sua esperienza in Cina? Ha avuto l’intelligenza di portarsi uno staff di persone che l’hanno sempre aiutato, credo sia stato fondamentale in una nazione lontana.
Vuole mandarle un saluto? Gli mando un saluto sincero e cordiale, gli auguro veramente tanta felicità. Ci rivedremo a Viareggio, dove l’ho visto due volte anche in questi ultimi anni della sua esperienza cinese. (Franco Vittadini)