Mondiali di ciclismo. Un appuntamento molto importante per l’Italia dello sport. Con Cadel Evans che difende la sua maglia iridata, conquistata nel 2009 a Mendrisio, proprio nella sua terra di nascita, l’Australia. Con gli azzurri,che hanno un nuovo commissario tecnico, Paolo, chiamato a gestire la pesante eredità di Franco Ballerini dopo la sua prematura scomparsa. Per parlare di Mondiali abbiamo sentito un grande del ciclismo di tutti i tempi, Francesco Moser, vincitore del titolo iridato nel 1977. Eccolo in questa intervista in esclusiva a ilsussidiario.net
Moser ci sono i Mondiali di ciclismo in Australia, che corsa sarà?
Si deciderà come sempre negli ultimi chilometri, succede spesso in un Mondiale. Certo quest’anno non mi sembra un tracciato particolarmente difficile, anche se per capirlo meglio dovrei vederlo e provarlo di persona. Molto dipenderà anche dalle condizioni del tempo e dall’ andamento della gara.
Quali sono le possibilità degli italiani?
Direi buone. In particolare mi sembra che Pozzato stia attraversando un periodo di grande forma, poi non trascurerei Visconti. Resta l’incognita Nibali che dovrebbe essere il corridore più in forma essendo uscito dalla Vuelta corsa da protagonista. Ma c’è anche da dire che le corse di un giorno non sono il suo punto di forza. Staremo a vedere.
E tra i corridori stranieri chi vede come favoriti?
Gilbert, Freire sono molto forti. Poi c’è anche Farrar. Credo che anche Cavendish possa dire la sua.
Ma Cavendish non ha l’handicap di avere una nazionale, quella britannica che non lo potrà sostenere molto nel Mondiale?
Credo che a un Mondiale non sia indispensabile la squadra. Un corridore di classe può riuscire a sopperire a questa mancanza.
Cosa pensa di Evans che corre il Mondiale in casa?
Evans lo vedo molto bene. E’ caricato, è un campione. La squadra australiana ha degli ottimi corridori. Penso che per vincere il Mondiale bisognerà fare i conti con lui.
Tra l’altro un Mondiale in Australia apre il ciclismo a una nazione nuova…
Certo, ma bisogna anche ammettere che l’Australia ultimamente ha espresso buoni corridori, a cominciare dallo stesso Evans. Credo poi che sia utile che questo sport si espanda sempre più in nazioni nuove.
Quindi vuol dire che in futuro il ciclismo potrà avere corse importati anche in Africa, Cina, India?
E’ quello che probabilmente succederà. Le frontiere del ciclismo stanno conoscendo nuove nazioni. Già ai miei tempi ci fu un Mondiale in Venezuela. E quindi l’Africa, la Cina, l’India sono paesi dove questa disciplina prima o poi arriverà.
Con campioni del ciclismo di queste nazioni?
Questo è più difficile, ci vorrà tempo. Per il momento i dominatori di questo sport apparterranno ancora alle nazioni dove il ciclismo è tradizione.
Nota analogie tra il ciclismo dei suoi tempi e quello attuale, si possono fare confronti tra campioni come Hinault e Contador?
No, i paragoni tra diverse epoche non reggono. Il ciclismo è molto cambiato come il modo di correre. Non si possono fare confronti tra campioni come Hinault e Contador.
Forse adesso si corre con più tatticismo…
Le tattiche esistevano anche quando correvo io. Magari adesso c’è più livellamento.
E Moser dove sarebbe nel ciclismo degli anni 2000?
Provare per vedere. Neanch’io so come mi comporterei e cosa farei in una carriera ambientata in questi anni 2000.
Cosa pensa di questa vicenda di doping che ha coinvolto Contador?
Aspettiamo per dare un giudizio definitivo su questo caso. Sono voci che giravano già da tempo, ma prima di dire che Contador sia veramente colpevole è opportuno aspettare tutti i risultati definitivi delle controanalisi. Mi sembra che questa sia la soluzione migliore.
(Franco Vittadini)