Quando la Champions è lo specchio della situazione del calcio italiano. Inter, Juve e Milan escono ampiamente ridimensionati dall’ultimo turno europeo, si salva solo la Fiorentina. Se è vero che i viola sono stati capaci di realizzare un autentico capolavoro, lo stesso non si può dire delle nostre tre principali compagini che sulla carta hanno ben altre ambizioni.
Sorprende in particolare il fatto che i pareggi siano stati interpretati in casa Inter e Juve come un punto guadagnato. Mourinho e soci si sono fatti fermare dal Rubin Kazan, mettendo in mostra delle lacune evidenti sul piano del gioco e della personalità. Non dimentichiamoci che il tecnico portoghese, bravo a scaricare la responsabilità sui giocatori quando sbagliano, è stato acquistato da Moratti per puntare alla Champions: così facendo è impensabile ipotizzare questo scenario. Per fortuna la strada è ancora lunga.
La Vecchia Signora ha pensato, invece, fin dall’inizio, e con un atteggiamento rinunciatario, a strappare un punticino ai bavaresi. Ovviamente per il differente spessore delle avversarie non si possono mettere sullo stesso piano i due risultati, certo i bianconeri dopo l’imprevisto passo falso interno con il Bordeaux non potevano incassare una sconfitta che forse non avrebbe compromesso definitivamente la qualificazione, ma avrebbe minato il morale dell’ambiziosa truppa. La Juve, però, se vuole vincere qualcosa di importante non può e non deve accontentarsi: dalle imprese nascono altre imprese.
A Milano, sponda rossonera, regna, invece, un misto di rassegnazione. La sconfitta interna contro il modesto Zurigo ha dell’incredibile e di fatto vanifica l’importante vittoria maturata a Marsiglia. Anche ieri sera gli uomini di Leonardo hanno dimostrato di essere una squadra in stand by, confusa e senza grandi motivazioni.
Il plauso va alla Fiorentina, che trascinata da Jovetic ha saputo mettere alle corde, pur soffrendo nella ripresa, gli ostici Reds. Nella prima frazione i viola hanno giocato a calcio grazie anche alle trame disegnate da Prandelli (in Inghilterra ribattezzato subito «il mago di Orz» – Orz per Orzinuovi paese natale del tecnico viola), che non ha tanti trofei in bacheca (secondo l’unità di misura Mourinho), ma parla poco e sa dare un’impronta alle sue squadre pur con un budget inferiore (secondo l’unità di misura euro) alle big.
(Luciano Zanardini)