Le parole del Papa le ha riferite Abolhassan Navab, rettore dell’Università delle Religioni e delle Denominazioni dell’Iran, che ha incontrato Francesco, riferendo il colloquio con lui all’agenzia iraniana Irna. Netanyahu, secondo il Santo Padre, non rispetterebbe i diritti umani a Gaza. Un’affermazione molto dura, ma che, spiega Enzo Cannizzaro, ordinario di diritto internazionale nell’Università di Roma Sapienza, fa il paio con altre dello stesso Pontefice, suffragate comunque da dossier dell’ONU e inchieste giornalistiche. Il Papa aveva anche suggerito di verificare se nella Striscia si possa parlare di genocidio. Di fatto, però, resta l’estrema violenza distruttiva degli attacchi dell’IDF che fanno parlare da più parti di crimini di guerra, tanto che dalla giustizia internazionale potrebbero arrivare altri mandati di arresto contro le autorità di Israele.
Secondo un’agenzia iraniana, non smentita, il Papa, in un incontro con un accademico di Teheran, avrebbe detto che Netanyahu non rispetta le leggi internazionali e i diritti umani. È na posizione che ha basi solide?
Il Papa ha già più volte stigmatizzato le condotte di Israele a Gaza, qualificate come violazioni palesi del diritto umanitario. L’ultima volta, se ben ricordo, qualche giorno prima di Natale. Vi sono certamente basi solide per tale posizione. Pressoché tutti gli osservatori indipendenti, inclusi i Tribunali internazionali, ritengono che le condotte israeliane vadano qualificate come gravi e sistematiche violazioni del diritto umanitario. Persino gli Stati Uniti, che sostengono strenuamente Israele anche con forniture di armi, hanno criticato Israele per le condotte inaccettabili contro la popolazione civile di Gaza. Vari rapporti delle Nazioni Unite indicano che Israele utilizza l’affamamento della popolazione come metodo di guerra. Un recente dossier del New York Times del 26 dicembre dice che l’esercito israeliano ha drasticamente ridotto lo standard di protezione umanitaria, autorizzando azioni militari che comportino uccisione dei civili su larga scala.
Sono giudizi che si basano sulla constatazione di azioni militari particolarmente violente?
Tutto ciò fa seguito alla distruzione sistematica di ospedali, scuole, luoghi di culto, infrastrutture civili. Tali condotte sono qualificabili come crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Siamo, quindi, ben al di là di un conflitto armato convenzionale, nell’ambito del quale possono anche esserci danni collaterali alle popolazioni che vivono nel territorio dove il conflitto si svolge. Sembra che per Israele tutto il territorio di Gaza sia un unico obiettivo militare. Ritengo che ormai si possa parlare di una guerra fra uno Stato, Israele, e l’intera popolazione di Gaza.
Il Papa aveva chiesto anche che si indagasse sulla possibilità di considerare come genocidio l’azione israeliana a Gaza. Come sono cambiati i rapporti tra Vaticano e Tel Aviv?
Come ho detto, le condotte israeliane contro la popolazione civile di Gaza sono ben al di là del diritto e dell’etica internazionale. Nulla, neanche l’efferata azione di Hamas del 7 ottobre, può giustificare crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Ma, se mi chiede se tali condotte vadano qualificate come genocidio, la mia risposta è problematica ed è fondata su una questione tecnica. La qualificazione di genocidio richiede due elementi: la prima è la commissione di crimini di guerra e di crimini contro l’umanità. Ritengo che tali crimini possano essere facilmente accertati sulla base delle prove raccolte da osservatori internazionali.
Cosa occorre dimostrare d’altro?
Per la qualifica di genocidio occorre un elemento ulteriore, e cioè l’intenzione di distruggere un popolo o una parte significativa di esso. Io non ho gli elementi per affermare o negare che questa intenzione guidi l’azione di Israele. Credo che nessuno, in questo momento, li abbia. Ma penso che l’insistenza sul crimine del genocidio sia fuorviante. Nella Striscia di Gaza sono stati commessi certamente gravissimi crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Ciò è sufficiente per punire i colpevoli. Insomma, se pur non vi fossero elementi probativi per dimostrare l’esistenza di un genocidio, le condotte israeliane non sarebbero meno illecite. E, di questo, Israele, la sua dirigenza politica e il proprio esercito dovrebbero essere consapevoli.
La presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, ha detto che dopo alcune prese di posizione del Papa sarà difficile invitarlo in sinagoga. I rapporti con la Santa Sede si sono deteriorati non solo con il governo israeliano ma anche con la comunità ebraica?
Io non ho letto le dichiarazioni della Presidente delle comunità ebraiche italiane. Ma, se avesse pronunciato queste parole, sarebbe molto grave. Ritengo che la posizione del Papa non sia incompatibile con l’ingresso in una sinagoga. Al contrario, sono le condotte israeliane a Gaza ad essere incompatibili con qualsiasi etica religiosa. Questo appoggio acritico fa male a Israele. Spero che la popolazione israeliana e i sostenitori di Israele in tutto il mondo percepiscano la gravissima situazione creata da questa guerra. I migliori amici di Israele dovrebbero capire che il mondo intero osserva queste condotte e le giudica. L’uccisione di oltre 45mila persone, la distruzione sistematica di tutte le infrastrutture civili, il trasferimento forzato della popolazione, i bambini che muoiono di freddo, tutto ciò non ha alcuna giustificazione. Chi giustifica tali crimini dovrebbe sentirsi a disagio con la propria coscienza.
La presa di posizione del Papa può influire sugli organismi internazionali che si occupano delle vicende palestinesi e mediorientali?
Gli organismi internazionali, in particolare le Nazioni Unite, sono in una posizione di stallo. L’Assemblea generale ha molte volte condannato le condotte di Israele, ma l’Assemblea non ha i mezzi per un’azione coercitiva. Il sostegno degli Stati Uniti, i soli a porre il veto al Consiglio di sicurezza, rende impossibile un’azione della comunità internazionale.
A che punto sono le iniziative giudiziarie internazionali relative a Netanyahu e alla qualificazione di genocidio dell’azione militare a Gaza? Hanno influito sulle strategie di Israele?
La Corte Internazionale di Giustizia ha fatto quel che poteva. In due ordinanze cautelari ha indicato che vi sono elementi plausibili per ritenere che Israele possa aver commesso atti genocidiari e ha ordinato a Israele di prendere misure per tutelare la popolazione civile di Gaza, in particolare consentendo l’accesso nella Striscia di cibo, acqua, elettricità, medicine e equipaggiamenti medici. Non sembra che Israele abbia dato seguito alle due ordinanze. La prosecuzione della procedura sarà lunga e complessa, anche in relazione alla difficoltà di provare l’elemento intenzionale al quale ho accennato. Nel frattempo, hanno chiesto di intervenire nel procedimento una nutrita serie di Stati, fra cui due membri dell’Unione Europea, e cioè la Spagna e l’Irlanda. La Corte Penale Internazionale, la quale ha spiccato un mandato di arresto per Netanyahu e Gallant, non può aprire una procedura in contumacia. La Procura continua a investigare e potrebbe chiedere alla Corte altri mandati di arresto.
(Paolo Rossetti)
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