Cesare Prandelli è chiarissimo: a quasi un mese dalla debacle italiana ai mondiali di calcio in Brasile, le sue dimissioni ufficiali e la firma del contratto per allenare il Galatasaray, ha voluto chiarire una volta per tutte la sua posizione in un’intervista al Corriere della Sera: “Mi hanno accusato di non essere rimasto a elaborare il lutto, ma questo non è il compito dei defunti”. Ancor più lapidario sull’accusa di fuga per evitare le responsabilità della sconfitta italiana: “Non sono mai scappato nella mia vita, sia personale che professionale. E’ successo a Parma, dopo il crac Parmalat: sono scappati in tanti, io sono rimasto e con la mia squadrettina siamo arrivati quinti. E’ successo a Firenze. Sono rimasto al mio posto da solo con i dirigenti inquisiti in Calciopoli, e nonostante questo, senza penalizzazione saremmo arrivati secondi in campionato. E non sono scappato dalla Federazione: siamo tutti dimissionari. Quindi io non sono scappato da nes-su-no”. L’allenatore bresciano però esclude categoricamente un ritorno sulla panchina azzurra, scottato dall’esperienza brasiliana: “In Italia manca amore per la Nazionale, il calcio va rivisto. È fallito il progetto originario. La responsabilità è mia”, Impietoso il confronto con la Germania, vincitrice dei mondiali appena trascorsi: “La Germania, quando ha avuto difficoltà, si è chiesta: qual è la nostra squadra più importante? Non ha risposto Bayern o Borussia. Ha risposto Germania e tutti si sono messi al servizio della Nazionale”. Le prospettive future poi non sono affatto rosee: “Nelle squadre italiane giocano il 38% di italiani. La stessa Juve ha sei titolari stranieri. Puntare sui settori giovanili, dicono. Ma se sono pieni di stranieri? Di cosa stiamo parlando?”. L’ex ct poi non si risparmia neppure sul suo possibile successore. In questi giorni infatti s’era fatto strada il nome di Antonio Conte, ex allenatore della Juventus: “Non potrà trasmettere la stessa carica incontrando i giocatori una volta al mese: diventa difficile. Il ct della Nazionale ha pochissimo tempo”.