Siamo arrivati, in Serie A, al termine del girone d’andata. Però non sappiamo chi vincerà l’inutile titolo d’inverno: tutte le squadre davanti in classifica hanno partite da recuperare.
Se dovessimo giudicare dal gioco espresso, dalla capacità tecnica, dalla superiorità fisica, dovremmo assegnare il titolo ai bauscia milanesi che, se giocassero sempre concentrati, vincerebbero, a man bassa, contro qualunque squadra italiana. Inzaghi e Marotta hanno messo in pista una gioiosa macchina da guerra, come diceva Occhetto del suo partito prima di prendere una scoppola dal Berlusca. Questa è l’unica paura che può avere la Beneamata nell’affrontare i casciavit per aggiudicarsi la Supercoppa italiana: che gli sfidanti trovino una serata da lato B eccezionale come già loro accaduto contro i gobbi in semifinale. Motta deve ancora mangiarne di michette per guidare una quasi grande squadra: stava tranquillamente vincendo, Vlahovic non combinava granché ma teneva alta la squadra e impegnati due difensori milanisti; perché lo ha sostituito con un centrocampista, costringendo la Juve ad abbassarsi e il Milan ad andare all’arrembaggio e vincere, in rimonta, tramite un rigore inutile e un’autorete ancora più stupida? Non so, ma forse non ne è cosciente nemmeno Motta.
Ridicolo Gasperini nelle affermazioni dopo la legnata presa dall’Inter. Ha accusato arbitro e varisti di aver favorito i milanesi. Ma che partita ha visto? I campioni d’Italia hanno preso la Dea a pallonate, e buon per Gasperini che Lautaro aveva il piede scentrato, altrimenti avrebbe dovuto usare un pallo-tablet per contare le reti subite. Gasperini, va fas ciaa’!
Ora aspettiamo la finalissima: vinca la migliore, anche se i milanisti sperano in San Nereo. Speremo de no! Intanto il campionato è proseguito con due partite di cartello, non altro.
Il Napoli ha scavallato l’incontro di Firenze anche per merito di Palladino, uno dei cosiddetti giovani allenatori rampanti. Proprio contro la squadra, provvisoriamente in testa alla classifica, ha ritenuto di schierare la Viola con un nuovo modulo che prevedeva la difesa con tre centrali. Solo dopo le prime due pappine è ritornato alla difesa a quattro e ha rischiato di prendere in mano la gara. Purtroppo uno scivolone a centrocampo di Dodò ha permesso ai napoletani una ripartenza conclusa con la terza rete. Troppo ingenua la Fiorentina e inesperto l’allenatore, Conte se l’è mangiato.
Molto più adrenalinico il derby romano. La Maggica è partita ben disposta in difesa e con due mezzepunte al fianco dell’unico attaccante: Dovbyk. Così schierati, i giallorossi hanno subito messo in difficoltà i laziali, che si trovavano sempre in inferiorità numerica a centrocampo. Prima che gli aquilotti si rendessero conto della situazione, avevano sul gobbo già due reti. I biancocelesti hanno fatto poco per recuperare lo svantaggio e, inoltre, non arrivavano mai prima sulle seconde palle.
Nel primo tempo si è vista la miglior Roma dell’anno e una Lazio che ha continuato a far girare palla facendola girare vorticosamente ai suoi tifosi. È proseguita in ugual modo la ripresa: la Lazio sempre in possesso palla, la Roma concentrata e cattiva, che ha saputo, senza soverchie difficoltà, portare a casa i tre punti. Grande festa sotto la Curva Sud.
Diviene storia anche la parte di questa giornata che si è potuta giocare. Senza le squadre di testa, però, è parsa una giornata senza verve, di quelle che provocano sonnolenza.