Quarto Grado si è occupato ieri sera del giallo della baronessa Rotschild, un cold case mai risolto avvenuto nel 1980, la sparizione e la morte di Jeannet Bishop e Gabriella Guerin a novembre del 1980. Il talk di Rete Quattro ha intervistato in esclusiva Gioia Concina, la figlia proprio di Gabriella Guerin, amica e interprete della stessa baronessa: “Non posso pensare – precisa – che mia mamma il 29 novembre del 1980 con le giornate di novembre in stivali e gonna si sia avventura a scalare una montagna o ad andare a vedere i sentieri di notte”, rifiutando quindi la tesi del possibile incidente.
La donna prosegue: “La mia vita è stata cambiata in tutto, sulle mie scelte e sulla mancanza dei miei effetti perchè precedentemente, due anni prima, ho perso papà, non l’ho neanche conosciuto, io sono nata ad agosto e papà era morto ad aprile. Mi era rimasta la figura della mamma e la vita mi ha tolto anche quella”.
BARONESSA ROTSCHILD, LA FIGLIA DI GABRIELLA GUERIN: “DI LEI HO UN RICORDO…”
Gioia aveva due anni quando sua madre scomparve insieme alla baronessa Rotschild: “Mi ricordo solo una persona che mi consolava e che mi teneva in braccio quando mi ero fatta male ad un bimbo”. Sul caso della baronessa Rotschild ancora aperto: “Mi fa sentire mia mamma vicina, negli anni ho preso in mano tutte le carte di questo caso irrisolto, spero ci siano sviluppi per capire un attimino di più, non come è morta mia mamma, perchè ho paura di soffrire, ma il perchè di quello che è successo. Oggi ho scelto di parlare perchè mi fa sentire vicino a mia madre che purtroppo è stata vittima due volte, continuo a pensare che mia mamma non sapesse nulla”. Gioia aggiunge: “Lei è stata messa in secondo piano, non era una persona importante ma è stata coinvolta al 100% di questa vicenda”.
BARONESSA ROTSCHILD, LA FIGLIA DI GABRIELLA GUERIN: “SI SONO INCONTRATE…”
Quindi Gioia ha continuato: “Come ha fatto mia mamma ha incrociare la baronessa Rostschild? Mia mamma e mio papà sono andati a lavorare in Inghilterra per costruirsi casa. Mia mamma faceva la cuoca mentre mio papà faceva il maggiordomo. Hanno poi conosciuto la Janet ed è nata un’amicizia profonda perchè da come mi racconta mio fratello non sono mai stati trattati come servitù ma come famiglia”. Sull’episodio dell’omicidio, Gioia Concini precisa: “So che una persona cerca casa, non conosce la lingua, chiede all’altra amica di fare da interprete e non trovo nulla di male. Mia madre voleva solo aiutarla e farle da interprete per scegliere le piastrelle, dovevano stare via quattro giorni e alla fine non si sono neanche presentate all’appuntamento”.
E ancora: “E’ un rompicapo, secondo me lei si è trovata in qualcosa di ingestibile da parte sua e più grande di lei, ma chi ha fatto questo ha rovinato la vita di figli e di altre persone. Per me è stato un omicidio, non trovo altra spiegazione, vorrei solo sapere perchè mi hanno privato dell’affetto di mia madre, io vivo per questa cosa”. Quindi Gioia ha concluso: “Finchè sono in vita continuo a sperare di sapere perchè mi hanno privato dell’affetto di mia madre”.