A nessuno serve mentire. Non serve al ministro della Giustizia Carlo Nordio per la sua riforma e non serve a chi la ostacola. Il fatto che nel nostro Paese i Pm facciano un po’ come gli pare è innegabile. Nessuno di loro avverte alcuno scrupolo a sentirsi egli stesso la Costituzione quando indaga, convinto di dover agire oltre ogni limite pur di portare avanti la sua tesi, e troppe volte abbiamo dovuto indignarci, preoccuparci e stupirci per vicende umane compromesse da indagini che mai sono sfociate in un processo. Tutte iniziative urlate sulla stampa, cavalcate da chi le proponeva e che non si sono mai trasformate in un vero processo. Nessuno ha pagato per i costi, i dolori e gli eterni sospetti che indagini su indagini condotte con mezzi dello Stato hanno prodotto.
Qualcuno pensa che i Pm che fanno i “superpoliziotti” abbiano il diritto di farlo. Ma non è così. L’azione penale è uno stupro di riservatezza e di vite che ha un senso solo quando un reato appare esserci, non quando lo si cerca strenuamente (senza trovarlo) e senza darne conto a nessuno. Un’intera generazione di inquirenti ha maturato la malsana idea di potere tutto contro tutti e senza rendere conto nessuno, ma non può essere così. Non si può dimenticare di quanti Pm siano stati destituiti, di quanti abbiano fatto carriera su indagini mai arrivate a conclusione generando un’intollerabile frattura tra loro e la Costituzione che vorrebbero incarnare. E per alcuni, sempre più le mosse si sono sviluppate ragionando di riflessi mediatici o della possibilità di entrare nella vita di chi si sente nemico.
Tutto ciò deve finire. Deve iniziare una stagione nuova di riflessione e autoanalisi da parte degli inquirenti che non hanno nessuna intenzione di ammettere (mai) che qualcosa non va. Non vogliono perdere le loro prebenda da giudicanti (che non sono), non vogliono essere sottoposti a nessuno, non vogliono limiti di spesa, non vogliono rendere contro sul piano disciplinare o civile delle loro azioni. Quale pubblico funzionario potrebbe sperperare denaro pubblico in azioni inconcludenti senza renderne conto? Quale ufficio tecnico potrebbe investire milioni nel progetto di un tunnel fino a Tunisi senza essere arrestato per sperpero di denaro pubblico? Quale funzionario pubblico non deve rendere conto gerarchicamente ad un capo, e chi, impiegato dello Stato, quando vuole una promozione redige da solo una “autoanalisi” in cui attribuisce meriti senza nessun controllo? Quale persona fisica pagata dallo Stato può permettersi il lusso di non avere orari di lavoro, obiettivi, limiti operativi che, una volta violati, non hanno conseguenza? Quale funzionario pubblico, infine, prende un aumento costante di stipendio senza che conti il ruolo che ricopre o i risultati che ha ottenuto?
La risposta è “nessuno”, salvo i pubblici ministeri. Che si sono anche appropriati della patente di terzietà ed indipendenza che la Costruzione invece chiede solo ai giudici, non a loro, ed in virtù della quale si sono concesse ai giudicanti, ed ai Pm per riflesso, più di qualche favore in termini di pensioni (retributive solo per loro), giorni di ferie, stipendi ai massimi. Basti pensare il presidente della Repubblica ha uno stipendio assimilato a quello del primo presidente della Cassazione. E non viceversa.
Hanno goduto di un potere immenso, ma da oltre dieci anni i risultati sono scarsi se non inesistenti. Con buona pace di Gratteri (a molti di loro inviso perché lavora troppo, come ha dichiarato recentemente), di alcuni che lottano contro la mafia (spesso fuori dalla Direzione Nazionale Antimafia) e pochi altri, il resto è poca cosa. Inchieste come quelle sull’ENI, su Renzi, sull’ex senatore Esposito, solo per citate quelle più recentemente smontate del tutto, sono macchie gravi che nessuno pagherà.
E purtroppo non hanno compreso che come supereroi (come vogliono essere molti di loro) hanno grande potere e grande responsabilità, ma hanno usato le loro super-indagini in modo scomposto, senza costrutto e risultato. L’effetto è che qualcosa deve cambiare per riportare ordine nel caos che hanno creato, e la riforma è semplicemente necessaria. L’avessero criticata per migliorarla, avessero dato un loro supporto e ammesso che qualcosa andava modificato, ne avrebbero avuto benefici, invece si sono arroccati nella nella loro superfortezza privilegiata, contro i “cattivi”. Non è un bene per loro e per il Paese, che oggi pare sempre più pronto a riportare coi piedi per terra chi, forse, è volato troppo in alto.
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