TUTTI ATTENDONO TRUDEAU MA ORA ANCHE I LIBERALI LO SCARICANO…
Justin Trudeau è (per ora) il Presidente del Canada ma potrebbe non esserlo a lungo dopo che anche all’interno del suo partito la sfiducia generale sembra ormai irrecuperabile: dai responsabili dell’caucus Ontario fino al Quebec, compresi quelli dell’Atlantico, il Partito Liberale è ormai sempre più lontano dal proprio leader dopo le notevoli difficoltà su tutte le ultime riforme incagliate in Parlamento. Dalla controversia ferroviaria sulla CNR e la Canadian Kansas City, alle polemiche sulla legge Eutanasia, fino alla Manovra di bilancio giungendo ai rapporti tesi con gli Stati Uniti del prossimo Presidente Donald Trump, la leadership di Trudeau è sempre più in bilico.
Dopo l’uscita di scena del Nuovo Partito Democratico canadese di Jagmeet Singh dal governo lo scorso 5 settembre, la crisi è ormai plastica e non vi sono stati netti miglioramenti richiesti anche dalle correnti interne dei Liberali: su tutti, il parlamentare liberale Rob Oliphant ha pubblicato una lettera aperta al Primo Ministro per chiederne le dimissioni, facendo posto ad un nuovo leader «eletto tramite una competizione per la leadership solida e aperta». In vacanza in questi giorni caldi di contestazioni interne al suo partito, Trudeau è chiamato a prendere una imminente decisione entro la prossima settimana, o comunque prima dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca. Le rivendicazioni USA sul Canada mettono ulteriore pressione ad un Governo solido e forte, l’esatto contrario di quanto ormai da mesi a questa parte avviene a Ottawa. Non solo crisi politica, anche inflazione, incertezze sui dazi e divisioni con le minoranze “native” sono tra i motivi per cui la fiducia nel due volte Premier Trudeau è crollata ai minimi termini.
COSA SUCCEDE IN CANADA: GLI ULTIMI SONDAGGI CHOC PER TRUDEAU SEMPRE PIÙ VERSO LE DIMISSIONI. RESTA IL REBUS G7
Negli ultimi sondaggi pubblicati dopo Capodanno 2025 da Nanos Reasearch per i media in Canada, il Partito Conservatore di Pierre Poilievre al momento vola nel consenso nazionale con quasi il 50% delle preferenze, più che doppiando le formazioni al Governo fino allo scorso settembre. I sondaggi danno infatti i Conservatori al 47%, mentre a distanza siderale restano i Liberali di Trudeau al 21%, appena davanti al Centrosinistra di Singh con il 17%. Con le Elezioni anticipate sempre più imminenti, il 2025 che si apre davanti per il Premier canadese è tutt’altro che ben augurante: al di là dei 26 punti di vantaggio dei Conservatori, è la crisi interna del Partito Liberale che vede Trudeau sempre più isolato anche tra i suoi.
Non va meglio per Singh che pure sperava togliendosi dal Governo di recuperare consensi in vista delle Elezioni Politiche: secondo i sondaggi Nanos, la vittoria è in mano a Poilievre e difficilmente i Liberali potranno rientrare nella contesa, così come l’NPD di sinistra. I canadesi vogliono avere risposte non solo su quale strategia ha in mente il Canada per gestire la “crisi” potenziale con gli USA di Donald Trump, ma anche – certifica il sondaggio nazionale in Canada – «su quale sia la nostra strategia come Paese per creare posti di lavoro e rafforzare la nostra economia». In carica praticamente ininterrottamente dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, il Partito Liberale potrebbe realmente essere alla vigilia della caduta fragorosa a vantaggio del Centrodestra nazionale. In tutto questo, resta il rebus G7 con il 1 gennaio 2025 che ha visto scattare l’anno di presidenza canadese, ereditato dall’Italia di Giorgia Meloni: anche se non è una legge “scritta”, la stabilità politica di un Paese impegnato nella guida dei 7 “grandi del mondo” è alquanto vitale. La scommessa di Trudeau era quella di rimanere in sella, tra Governo uscente e periodo elettorale, per tutto il 2025 ma l’accelerazione della crisi di questi ultimi giorni rischia di vedere infrangere il sogno di “grandeur” del Primo Ministro ex enfant prodige della politica internazionale.