Maria Teresa Ruta, nata a Torino nel 1960, è stata una delle conduttrici e giornaliste di maggior successo della sua epoca. Nata da un papà, Giovanni, metà siciliano e metà romeno, e da mamma Rossella, nata invece a Taurianova in provincia di Reggio Calabria, è cresciuta a Borgo San Palo, a Torino, per poi tentare molto presto la carriera nel mondo dello spettacolo e della moda. Nel 1976, a sedici anni, ha tentato di entrare nel mondo dello spettacolo lavorando a GRP Televisione e partecipando poi a Miss Muretto, concorso di bellezza di Alassio, in Liguria, concorso poi vinto. Ha cominciato poi a fare una serie di provini a Roma, iniziando nel 1978 a recitare in teatro. Non sono mancati però in quegli anni neppure i lavori come fotomodella e controfigura cinematografica, sempre nella Capitale.
Agli inizi degli anni Ottanta, Maria Teresa Ruta ha cominciato ad apparire in una serie di spot pubblicitari, per poi giungere in Rai come soubrette. Le prime esperienze da presentatrice sono arrivate invece in Mediaset, all’epoca ancora gruppo Fininvest. Iconica invece la sua esperienza sulla Rai, dal 1986 al 1991, al fianco di Sandro Ciotti, nella “Domenica Sportiva”. Ha poi condotto sei edizioni dello Zecchino d’oro, dedicandosi anche all’intrattenimento con “Giochi senza frontiere”. Negli anni seguenti sono arrivate altre esperienze in programmi come “Unomattina”, “Vivere bene”, “Quelli che il calcio” e altri ancora. Negli ultimi anni, invece, ha preso parte a più reality show come “L’isola dei Famosi” e “Grande Fratello Vip”.
Maria Teresa Ruta: “Mai rinunciato a niente per i miei figli”
Maria Teresa Ruta ha avuto due figli, Guenda Goria e Gian Amedeo Goria. Nonostante abbia messo al mondo due ragazzi, oggi adulti con la loro vita, la Ruta non ha mai rinunciato alla sua carriera televisiva, come giornalista e presentatrice. Un esempio importante per i suoi figli: “Una donna non deve rinunciare alla sua carriera per la famiglia. Quante volte sentiamo dire alle mamme, alle zie, ‘ho sacrificato tutta la mia vita per i figli’. Ma no, ma perché?”.