Il ciclista Riccardo Riccò, ricoverato nelle ultime ore in gravi condizioni, ha rischiato di uccidersi da solo. Ancora non è confermato ufficialmente, ma sembra davvero che Riccò si sia praticato una autoemotrasfuzione con del sangue proprio che teneva in frigo da 25 giorni.
Sangue andato a male. Il malore che lo ha colpito ((blocco renale ed edema polmonare) è stato dunque auto provocato dalla scellerata pratica che tra l’altro costerà sicuramente al ciclista una squalifica per doping. E’ stato aperto un procedimento penale per presunta violazione della legge 376/2000, la legge antidoping.
Agli atti dell’indagine ci sarebbe il referto del medico che curò per primo il corridore all’ospedale di Pavullo, prima del trasferimento a Baggiovara. Un referto in cui si parla di autoemotrasfusione.
Lo stesso corridore, giunto in stato di choc grave, avrebbe ammesso alla presenza del medico e della compagna Vania Rossi di essersi praticato da solo una trasfusione con una sacca di sangue precedentemente prelevato e conservato nel frigorifero. Il rischio adesso è che Riccò venga squalificato a vita da ogni competizione sportiva. E’ già la seconda volta che Riccò incappa in un fattaccio del genere: nel 2008 al tour si beccò una squalifica per 20 mesi.