Dibattito annoso. Soprattutto in Italia: dopo la grande abbuffata degli anni Ottanta e Novanta (8 vittorie in 11 anni, con 14 squadre portate in finale), nessuna formazione del nostro Paese è mai più arrivata all’ultimo atto della manifestazione. Chi dice che si tratti di un semplice calo del nostro calcio si deve ricredere subito: vero che non dominiamo più come un tempo, ma guardando l’albo d’oro della Champions League si può notare come dal periodo in questione (cioè dalla stagione , la prima senza finaliste italiane in Coppa UEFA) l’Italia ha prodotto tre vittorie (Milan 2003 e 2007, Inter 2010) e un’altra squadra in finale (la Juventus, nel derby di Manchester). Non sarà una dittatura, ma considerando che è più difficile arrivare in fondo in questa coppa non è nemmeno male, e sempre meglio dell’Europa League. Lo avevamo scritto qualche tempo fa, osservando i disastri delle italiane nell’ultima edizione disputata: il Napoli eliminato dal Victoria Plzen, l’Udinese fuori nella fase a gironi, l’Inter che prende 4 gol a White Hart Lane (pur avendo poi sfiorato la qualificazione). Questione economica: non è un mistero, la Champions League ha un budget più elevato. A spiegarlo è stato Umberto Gandini, Direttore Organizzativo del Milan che, intervistato dal sito tifosobilanciato.it, ha spiegato che “Champions League ed Europa League nascono con due obiettivi diversi. La prima è una competizione elitaria, la seconda partecipativa: si voleva dare la possibilità a realtà minori di farsi comunque notare, di avere più visibilità”. Eppure, forse qualcosa sta cambiando: la stima, dice sempre il dottor Gandini, è che il budget sarà aumentato fino ad arrivare a 280-300 milioni di euro, e in più ci sono già delle modifiche sostanziali. Nella fase a gironi accederanno direttamente 16 squadre e non più 6 (significa che ci saranno due squadre per ogni grande federazione) e in più il vincitore dell’Europa League avrà il posto garantito in Champions per la stagione successiva. Quest’ultimo punto, va ammesso, incrementa l’interesse da parte dei club: avere l’incentivo di salire di “livello” è certamente allettante. Tuttavia, vanno fatte alcune distinzioni. E’ vero che, non si può certo pensare di evitarlo, l’aspetto economico la fa da padrone; perciò, “la retrocessione delle eliminate dalla Champions League aumenta l’attrattiva del format”. Insindacabile, senonchè dal punto di vista sportivo (ma anche prettamente economico, per l’appunto) c’è un controsenso: da una parte si è voluta dare visibilità alle squadre di federazioni minori, ma dall’altra a febbraio queste squadre si ritrovano a dover lottare contro formazioni tecnicamente superiori che arrivano dall’altra manifestazione (basta vedere com’è andata: nelle ultime quattro edizioni, quattro delle otto finaliste arrivavano dalla fase a gironi di Champions League). Per di più, a livello puramente sportivo non ha molto senso che una squadra eliminata a dicembre per demeriti sul campo possa avere la possibilità di sollevare un trofeo a fine stagione, giocandosene poi un altro (la Supercoppa Europea). In più, ci sono altre questioni che vanno risolte: l’Europa League si gioca di giovedi, e questo comporta trasferte spesso anche molto lunghe a ridosso degli impegni di campionato. In più, una squadra di medio livello che lotti in campionato per una qualificazione alla stagione europea seguente punterà sempre e comunque sul torneo nazionale: il Napoli ha fatto questa scelta per tornare in Champions League, l’Empoli che miracolosamente raggiunse la Coppa UEFA nel 2006/2007 mandò in campo le riserve perchè era molto più sostenibile economicamente la serie A l’anno seguente piuttosto che fare strada in Europa per qualche turno in più. E poi, il grande argomento: ha avuto davvero senso aprire la Champions League a 3/4 squadre per ogni grande paese, lasciando le altre al piano di sotto? Questione di diritti televisivi: anche qui, inutile girarci intorno. Resta il fatto che al nostalgico proprio non va giù, anche perchè prima di febbraio non si vedono partite troppo interessanti e ci sono squadre che con il livello c’entrano poco.