Con Juventus-Roma di quest’oggi si chiude il torneo di Viareggio 2012. Finale giusta tra le due squadre che più hanno dimostrato in questi 7 giorni di competizione. Da un lato la freschezza degli uomini di De Rossi, dall’altro il temperamento della Juventus di Baroni. Novanta minuti in cui giocarsi tutto per un successo che premierà, in ogni caso, il bel gioco ed il tentativo di superare l’esterofilia dilagante che imperversa nel nostro calcio. Una novità assoluta, perché mai Juventus e Roma si erano giocate la finale del torneo qui in Versilia, ma non una sorpresa. La Juventus ha infatti vinto cinque delle ultime otto edizioni, mentre la Roma, pur non raggiungendo la finale dal 2007 e non avendola più vinta dal lontano 1991, è comunque la squadra che più ha impressionato nell’ultimo anno e mezzo. Un successo di prestigio per premiare l’incessante lavoro che queste due società continuano a svolgere a livello giovanile; De Rossi, Totti, Marchisio, Rosi, Giovinco e De Ceglie sono solo alcuni dei nomi regalati dalle due primavere al calcio italiano. Per fare il punto su questa finale e per trarre alcune considerazioni generali sul futuro del movimento calcistico italiano abbiamo contattato, in esclusiva per IlSussidiario.net, Alberigo Evani ex pilastro del Milan ed attuale selezionatore della nazionale Under-19 azzurra. Ne è uscita l’immagine di un calcio italiano meno disastrato di quanto si voglia far credere, serve solo un briciolo di fiducia.
Juventus ha vinto cinque delle ultime otto edizioni. Roma non vince dal 1991, ma nel campionato primavera fa sfaceli. Può contare questo dato statistico o a livello giovanile lascia il tempo che trova?
Penso lasci il tempo che trova. Una finale giusta, sia la Roma che la Juventus hanno mostrato le migliori individualità oltre a farsi apprezzare a livello di gioco. Non a caso molti ragazzi delle nazionali giovanili giocano in queste due squadre.
Juventus e Roma sono tra le squadre che sfornano più giocatori per la serie A; mediamente però la Roma riesce a portarne di più in prima squadra, come se lo spiega?
Sono due filosofie diverse. È chiaro che club come Juventus, Milan e Inter cerchino giocatori più esperti e pronti. Alla Roma si ha più coraggi; in più hanno un allenatore da sempre abile a valorizzare i giovani.
Quale di queste due filosofie predilige?
Egoisticamente preferisco quella della Roma. È un vantaggio che mi trovo anche io nel mio lavoro da selezionatore. I ragazzi aumentano l’autostima, li ritrovo più pronti. Però capisco anche le esigenze di grandi squadre che vogliono e devono vincere.
Qual è la squadra favorita?
Una partita equilibrata. Entrambe le squadre giocano un buon calcio, dipenderà molto anche dal campo. Con un campo più pesante sarebbe sicuramente più penalizzata la Roma che predilige maggiormente il possesso palla. Anche la Juventus però va alla ricerca di questo fraseggio, non si tratta della classica squadra italiana votata al contropiede. Secondo me sarà una bella partita.
Quanto potrebbero influire le fatiche di supplementari e rigori sulla Roma?
Non tanto quella mezz’ora in più. Contano le 7 partite giocate in 15 giorni. Ora non so bene chi ha gestito meglio le forze, però così ad occhio, credo che quasi sempre abbiano fatto giocare gli stessi uomini. La Roma poi è abituata, ha vinto il campionato l’anno scorso, mentre la Juve ha tradizione. Vedo leggermente favorita la Roma perché sono praticamente gli stessi giocatori dell’anno scorso, cambiandone uno o due. La Juve ha cambiato molto più anche se resta comunque un’ottima formazione.
Cosa pensa delle dichiarazioni di Luis Enrique riguardo alla necessità di squadre B per far crescere i giovani?
Loro hanno una cultura diversa dalla nostra; credo di poter dire più evoluta. Sarebbe corretto che ogni squadra avesse una formazione B, per far maturare prima e meglio questi giovani che nelle prime squadre trovano poco spazio.
In generale che torneo di Viareggio è stato?
Un buon torneo, penalizzato dalla qualità dei campi. Se si escludono alcuni terreni di gioco sintetici, la gestione della palla è stata difficoltosa. La qualità è stata comunque discreta e credo che alla finale siano arrivate le squadre migliori.
Prospetti da monitorare?
Sono quelli che abbiamo già nelle nazionali, tra Juve e Roma ne conto una quindicina. Sono ovviamente tutti sotto osservazione e andrò a vederli ancora per testare la loro condizione. Anche perché settimana prossima avremo un impegno in amichevole in Israele.
Che indicazioni possiamo trarre per il futuro del nostro movimento? Si può superare l’esterofilia?
Io direi che sarebbe anche ora, affidarsi di più ai nostri prodotti e non puntare sempre sull’estero. Tutto sommato la qualità italiana c’è ancora. Magari non sono pronti caratterialmente come ragazzi di altre nazioni, nonostante tutto però credo che il livello italiano sia ancora alto.
(Massimiliano de Cesare)