Dall’Australia rimbalzano le parole di Harry Kewell, trentacinquenne capitano del Melbourne Heart FC (15 presenze e 2 gol quest’anno): “Ho deciso di ritirarmi a fine stagione. Ho parlato con molta gente ed è stata dura, ma ora mi farò da parte per permettere ai più giovani di mettersi in mostra“. La sua ultima partita sarà la sfida di campionato, la A-League australiana dove gioca anche Del Piero, contro il Sydney Wanderers in programma il prossimo 12 aprile. E’ pressoché impossibile dedicare un articolo a tutti i calciatori che appendono le scarpette al chiodo, e sicuramente ne abbiamo tralasciati alcuni più importanti di Kewell. Perchè spendere queste righe? Si tratta di uno di quei giocatori non totalmente affermati ma quasi universalmente ammirati, non vincenti ma intriganti, non costanti ma illuminanti; per capirci quel gruppo di cui Alvaro Recoba può considerarsi uno dei capostipiti. Come El Chino Harry Kewell, nato a Sydney il 22 settembre 1978, è mancino e dotato di un talento non ordinario nè del tutto espresso nel corso della carriera. Sbarcò in Inghilterra dall’Australia assieme a Brett Emerton, altro pilone dei Socceroos meno estroso ma più applicato, capace di restare sulla breccia in Premier League per nove stagioni (nel Blackburn Rovers). Il provino al Leeds United nel 1996 fruttò a Kewell il primo contratto da professionista mentre Emerton dovette tornare in patria, per problemi legati al permesso di soggiorno. Nella squadra allenata dall’irlandese David O’Leary il fantasista espresse in fretta il suo talento, contribuendo alle ottime stagioni che tra il 1997 e il 2001 videro i Whites classificarsi sempre nei primi quattro posti in campionato. Come il suo numero 10 però il Leeds di fine anni ’90 restò un’incompiuta a livello di trofei, fermandosi alle semifinali della Champions 2001 perse contro il Valencia di Hector Cuper. Successivamente il club attraversò un periodo di grave difficoltà economica e fu costretto a cedere i suoi giocatori migliori, tra cui anche l’australiano (al Liverpool per circa 10 milioni di euro): dal 2004 non è più tornato in Premier League ed oggi si trova nella seconda metà della Championship, la serie B inglese (ci gioca il senegalese El-Hadji Diouf, per gli amanti del genere). Come ogni talento-tormento che si rispetti, Kewell ha cominciato a convivere con infortuni più o meno gravi e non è più riuscito ad esprimersi ai livelli di Leeds; si è comunque tolto belle soddisfazioni come la Champions 2005, strappata al Milan nella notte di Istanbul, nè si è fatto mancare confinamenti ben pagati (Galatasaray 2008-2011) o avventure più esotiche (Al-Gharafa in Qatar nel 2013). L’anno scorso è tornato in patria e lì si ritirerà: resta nella storia come…
…il più giovane debuttante nella sua nazionale (23 aprile 1996 contro il Cile: 17 anni e 7 mesi) e, secondo votazioni congiunte di tifosi, giocatori ed esperti, il più forte calciatore australiano di tutti i tempi. Tra i suoi connazionali c’è chi ha raggiunto livelli di protagonismo più alti, come Tim Cahill che tra il 2008 e il 2011 è stato uno dei migliori centrocampisti della Premier League (era un simbolo dell’Everton, oggi gioca a New York); quest’ultimo è anche il miglior marcatore dei Socceroos con 31 gol in 67 partite, anche se in termini di gol australiani non si può non pensare con simpatia a Mark Viduka, bomber del suddetto Leeds e centravanti di grande fascino. Eppure la nazione intera ha votato Kewell, mai continuo come Cahill nè prolifico come Viduka ma capace di conquistarti con una giocata. Nella conferenza stampa in cui ha annunciato il ritiro The Jewell ha aggiunto: “Fisicamente sto ancora molto bene e volendo potrei ancora allenarmi duramente senza accusare problemi alle ginocchia“. Potrei ma non voglio: non la prima volta che gli capita, ma gli vogliano bene anche per questo.
(Carlo Necchi)