Paolo Mantovani ha dato 15 anni fa l’ultimo saluto alla sua Sampdoria. Nel 1979 prese una piccola squadra e la portò ai vertici del calcio nazionale e internazionale, vincendo uno scudetto (1990/1991), una Coppa delle Coppe (1990), 4 Coppe Italia e raggiungendo la finale di Coppa dei Campioni, dove solo un missile di Koeman riuscì ad avere la meglio sulla provinciale diventata ormai grande. Al suo funerale, gli dissero addio in 40.000, sampdoriani e genoani insieme: quel giorno Genova era unita. Abbiamo chiesto a Roberto Mancini, il pupillo del presidente, che lo strappò al Bologna per 2,5 miliardi (una cifra che allora era da capogiro) di raccontarci i suoi ricordi di Paolo Mantovani.
Chi era Paolo Mantovani?
Mantovani è stato un presidente unico, non ci sarà mai nessun altro uguale a lui, era due metri sopra tutti, in ogni situazione. Riusciva ad entrare in empatia in modo eccezionale con le persone, con me in particolare aveva un rapporto bellissimo. In generale ci teneva tantissimo ai “suoi” calciatori.
Forse era più un papà che un datore di lavoro.
Di certo non lo vedevamo come un datore di lavoro, era di più. Solo per il fatto di avere lui come presidente ti portava a dare di più, ti metteva sempre nella condizioni di esprimerti al meglio, di dare tutto in campo. Questo grazie al rapporto che sapeva instaurare con le persone.
Nella sua carriera, da calciatore prima e da allenatore poi ha avuto rapporti con diversi presidenti…
Uno come Mantovani non esisterà mai più.
Com’era il suo rapporto coi tifosi? Al suo funerale partecipò tutta Genova, anche la sponda rossoblu.
Certo Mantovani era benvoluto da tutti, genoani, sampdoriani, da tutti. Perché era molto di più di un presidente, era una persona che sapeva esprimere e comunicare qualcosa di diverso.
La passione del presidente quanto è stata determinante nella creazione di quella Sampdoria strepitosa?
Tanto, perchè molti giocatori venivano alla Sampdoria perché c’era Paolo Mantovani. Poi, certo, di investimenti anche importanti ne aveva fatti, però lui riusciva a capire prima quello che succedeva e di conseguenza risuciva ad agire prima degli altri.
Era anche un grande intenditore di calcio
Si intendeva di tutto, era un grande uomo.