CALCIOMERCATO INTER – Le estati si alternano, Mino Raiola resta immutabile sullo sfondo. Un anno fa la gestione del passaggio di Zlatan Ibrahimovic e Maxwell al Barcellona: un affare per l’Inter, visto come andò a finire per i soldi incassati e la contropartita tecnica ottenuta (Samuel Eto’o); oggi Mario Balotelli. Una storia che parte da lontano, da quando il giocatore decide di affidarsi a un agente vero nel mezzo della tormentata storia con José Mourinho. Raiola la pilota come meglio sa fare, ricucendo – all’apparenza -, con l’ambiente e con la società. Perché all’apparenza? Perché, una volta salutato il filosofo di Setubal, si pensava che fosse caduto l’ultimo macigno sull strada del definitivo abbraccio dell’Inter all’attaccante. Niente vitello grasso, invece. Anzi. Balotelli diventa improvvisamente l’uomo sacrificabile sul mercato, pur di tenere Maicon, oggetto dei desideri mouriniani e madridisti: perché alla società nerazzurra servono soldi per poter effettuare altri investimenti e perché, secondo quelli che si professano come beninformati, non c’era solamente il tecnico a essere insofferente verso gli atteggiamenti del giocatore.
Così le prime voci, da incontrollate, si sono fatte sempre più insistenti, al di là delle smentite di facciata. E oggi Balotelli è il nome pronto a far deflagrare un mercato asfittico qual è attualmente quello italiano. Ma, attenzione. Un nome in uscita, a dare le misura delle difficoltà che sta attraversando da tempo il pallone tricolore, per mancanza di mezzi economici e per assenza di risultati di rilievo, Inter sola esclusa. La domanda è: ne vale la pena? E’ necessario cedere all’estero un attaccante ritenuto all’unanimità uno dei pochi talenti espressi negli ultimi tempi? E’ giusto andare dietro a chi oggi chiede di non perdere Balotelli?
La risposta è, al tempo stesso, semplice e complessa. Semplice, perché se uno non trova spazio e stima a casa propria, ha il diritto-dovere di poter valutare alternative che lo aiutino a crescere. Complessa, perché una simile operazione presenta controindicazioni di cui tenere conto. La prima, in assoluto, è che i nostri giovani scappati all’estero non hanno mai avuto storie lineari. Clamoroso l’esempio di Antonio Cassano, messo da parte anche nel Real Madrid per aver mantenuto inalterati i comportamenti che lo avevano isolato nella Roma.
Significativo quello di Massimo Maccarone al Middlesbrough dove, dopo aver bene cominciato, si è sempre più scontrato con un ostracismo più etnico che tecnico. In questo momento Balotelli è al centro di un derby a Manchester, ed è un bel derby per lui perché – dovunque cadesse – cadrebbe sempre su un materasso accogliente: al City c’è Roberto Mancini, suo primo grande estimatore all’Inter; allo United c’è Alex Ferguson, uno cui pochi possono insegnare come si valorizza un giovane. Se finisse con un trasferimento di questo tipo ci sarebbe ben poco da piangere sulla “fuga di piedi” dall’Italia e la Premier League potrebbe consegnarci più completo e più maturo un giocatore su cui Cesare Prandelli è pronto a scommettere per l’Italia che verrà. E, soprattutto, sarebbe un’opzione che metterebbe Balotelli a nudo con se stesso, ponendolo nella condizione di scegliere se diventare giocatore vero oppure restare eterno adolescente.