Era il quando l’Italia travolgeva lo Zimbabwe sulla terra di Prato e si regalava le semifinali di Coppa Davis. Battendo gli Stati Uniti a Milwaukee gli azzurri si concedevano poi il lusso di una finale contro la Svezia; ma nonostante il fattore campo e la possibilità di giocare sulla terra, a Milano gli scandinavi si rivelavano troppo pieni di talento per noi, e ci trituravano per 4-1. Quella sfida si rivelò anche sfortunata: Andrea Gaudenzi, il nostro miglior tennista all’epoca, si ruppe il tendine della spalla nel tie break del quinto set contro Magnus Norman, dopo cinque ore di battaglia. Il primo punto andò alla Svezia; da allora non siamo più tornati nemmeno in semifinale. E’ successo per la prima volta ieri, quando Andreas Seppi ci ha regalato il 3-2 battendo James Ward e dando seguito alla straordinaria vittoria di Fabio Fognini contro Andy Murray. La Gran Bretagna alla vigilia era considerata battibile, ma per come si era messa (sconfitta nel doppio e 1-2 prima della seconda giornata del singolare) abbiamo seriamente temuto un’eliminazione. E invece, torniamo nell’élite del tennis dopo aver penato per tanti anni, finendo nei meandri di partite per salire di categoria contro squadre dalla dubbia qualità ma che erano diventate la nostra realtà quotidiana. Dal 12 al 14 settembre affrontiamo la Svizzera (dall’altra parte c’è Repubblica Ceca-Francia): gli elvetici erano talmente sicuri di superare il Kazakhstan che già prima di giocare il loro quarto avevano prenotato per l’autunno il campo di Ginevra. Gli si è quasi ritorta contro: colpa di Stanislas Wawrinka, cui evidentemente la vittoria agli Australian Open ha fatto male. Il numero 3 del ranking ATP si è fatto sorprendere da Andrey Golubev, riuscendo per fortuna del suo team a riprendersi in tempo utile per regalare il 2-2 contro Mikhail Kukushkin. Roger Federer ha completato il lavoro senza patemi. La Svizzera non ha certo una solida tradizione tennistica, ma intanto ha prodotto uno dei cinque migliori giocatori della storia (le classifiche sono sempre personali), due validi tennisti da Top Ten (Wawrinka e Marc Rosset, che ha vinto anche l’oro olimpico nel 1992) e ultimamente sta crescendo molto soprattutto in campo femminile, dove aspettano una dominatrice dai tempi di Martina Hingis e dalle promesse mai realizzate dalla talentuosa e sfortunata Patty Schnyder: il simbolo di questa rinascita è Belinda Bencic, semifinalista a Charleston dove è arrivata al match point in semifinale e ha sfiorato un tris di rimonte da un set sotto (compresa la vittoria contro Sara Errani, demolita 6-2 6-1 dopo aver lasciato la prima partita). L’unica finale rossocrociata risale al 1992. Fu storica: sia Pete Sampras che John McEnroe ricordano nelle loro autobiografie il doppio giocato contro Marc Rosset e Jakob Hlasek, con il punteggio fisso sul pareggio (1-1). Sotto di due set, gli americani reagirono grazie alla verve di McEnroe e con un Sampras – già vincitore degli Us Open due anni prima – che per la prima e unica volta in carriera si lasciò andare a esultanze non consone al suo personaggio;
A Fort Worth vinsero 3-1 gli americani che schieravano Agassi e Courier come singolaristi, ma oggi questa è un’altra Svizzera e ci dobbiamo preoccupare. Intanto a Ginevra ci affronteranno sul cemento: non è ancora ufficiale, ma è ovvio che sarebbe un suicidio presentare un campo in terra contro l’Italia. Per di più, quest’anno Roger Federer e Wawrinka hanno deciso di giocare per regalare alla Confederazione la prima storica Davis; certo Fognini sta raggiungendo un livello tale per cui si può permettere di battere chiunque, ma ancora non il miglior Federer. Wawrinka ultimamente ha demolito Seppi a Indian Wells: se in forma, anche lui sul cemento (dove può affidarsi a un servizio di primo livello) può fare la differenza. Insomma: partiamo sfavoriti e il doppio rischia addirittura di non influire sul risultato, posto che anche qui i due singolaristi hanno iniziato a giocare insieme nei tornei ATP proprio per affinare la loro intesa. Tuttavia, si parte sempre da 0-0 e da qui a settembre tante cose possono cambiare: i due svizzeri vogliono onorare l’impegno, ma chissà che Federer non arrivi all’appuntamento particolarmente stanco dopo i tornei estivi del Nord America e soprattutto gli Us Open; e magari Fognini avrà fatto un ulteriore salto in avanti nella sua carriera. Si vedrà: la sensazione è comunque quella che sia una di queste due nazionali la favorita per la vittoria dell’insalatiera, anche se la Repubblica Ceca di Tomas Berdych merita certamente attenzione e rispetto, e la Francia ha tanto talento e imprevedibilità.
(Claudio Franceschini)