Non è il titolo di un film prossimamente nelle sale o di un videogioco lanciato sul mercato. Fast4 è il nome di una versione del tennis che in questi giorni, sfruttando gli imminenti Australian Open, la federazione australiana sta lanciando e testando. Testimonial deccezione Rafa Nadal, che si è cimentato con alcuni sparring partner (tra cui lex campione aussie Mark Philippoussis). Di fatto si tratta di alcune modifiche al regolamento con lo scopo di accorciare i match, renderli più intensi nel breve periodo e approcciare così a questo sport ragazzini e appassionati che bello il tennis, ma dura troppo. Non una novità assoluta: il Team Tennis si gioca con alcuni di questi presupposti. Quali? Sostanzialmente le modifiche al regolamento riguardano il punteggio: bastano 4 game per vincere un set e il tie break si gioca sul 3-3 con arrivo al 5. Ancora: sparisce il let e dunque il servizio che tocca la rete e termina nellaltro campo è giocabile (come nel volley) e allinterno di un game, quando si arriva sul 40-40, non esistono più i vantaggi ma si gioca un Power Point che assegna il gioco. Cambiamenti minori riguardano il tempo di attesa tra un set e laltro, che scenderebbe a un minuto e mezzo; inoltre nei cambi campo non ci si sederebbe più, come accade dopo ogni primo gioco di un set. Va da sè che le partite durerebbero molto meno: si è calcolata una media di 75 minuti, cioè la soglia massima di attenzione degli spettatori. E, particolare non secondario, la possibilità da parte delle emittenti televisive di calcolare meglio il loro palinsesto. Guardando ai pro, può funzionare come per il baseball o il football: sport lenti per chi non ne comprenda a fondo il regolamento e dunque poco accessibili a spettatori occasionali. Incontri più fluidi permetterebbero agli organizzatori dei tornei di gestire al meglio i programmi della settimana (o delle settimane) e far fronte con più serenità al pericolo pioggia, la vera grande nemica del tennis. Non solo: i giocatori a volte potrebbero trarre beneficio da partite più corte – specialmente in tornei minori – e si ridurrebbe il margine di infortuni. Però, cè laltro lato della medaglia. Intanto non è che tutte le partite durino quattro ore o più: anzi, solo negli Slam si gioca sulla distanza dei cinque set e questo ha certamente aiutato. Ancora. Riprendendo quanto detto sopra: baseball e football hanno regolamenti complicati che da soli scoraggiano un neofita, il tennis no di certo. Passi laccorciamento dei tempi morti (erano meno in passato e gli incontri scorrevano meglio) e volendo esagerare anche il let, tutto il resto però apre a una grossa e unica domanda: perchè? Fermate un qualunque appassionato di tennis, o anche solo qualcuno che ogni tanto si diverta a guardare qualche match:
Ricorderà con più facilità l’Isner-Mahut da record mondiale, le maratone Nadal-Federer e Djokovic-Federer a Wimbledon e quella Djokovic-Nadal agli Australian Open piuttosto che la piallata da 40 minuti scarsi di Steffi Graf ai danni della povera Zvereva al Roland Garros. Soprattutto, le ricorderà come momenti epici e altissimi, non come una noia mortale durata fin troppo. Volendo scendere nel tecnico possiamo dire che far terminare un set al quarto game vinto significa esaurire quasi del tutto la possibilità di rimonta da parte di un giocatore che abbia subito un break, e togliere tutto il pathos del “sono sotto ma posso recuperare”; ma poi c’è dell’altro. Nella storia del tennis, che possiamo far risalire a 140 anni fa (il primo torneo di Wimbledon si è giocato nel 1877), le uniche migliorie al regolamento hanno riguardato l’inserimento del tie break per evitare che un set potesse terminare 33-31 o giù di lì. Se per un secolo e mezzo il sistema dei punti non è mai cambiato un motivo ci sarà; evidentemente è sempre andato bene anche al corso della storia, che ha progressivamente modificato il modo di vestire, stare in campo e giocare così come gli strumenti del mestiere (le racchette di legno oggi sono da museo, un tempo sostituirle era visto da più parti come un abominio). L’appassionato di tennis insomma vuole le quattro ore di battaglia con cinque e più colpi di scena; vuole la maratona da cinque set e i capovolgimenti, il dramma e l’estasi per metterla con l’epica. Soprattutto, vuole che un regolamento che funziona non sia toccato manco un po’. Le migliaia di spettatori che nel febbraio 1926 accorsero a Cannes e si arrampicarono sulle scale per assistere al primo (e unico) storico match tra la Divina Suzanne Lenglen e Miss America Helen Wills non avrebbero certo desiderato che la cosa si risolvesse in meno di un’ora. Il concetto è chiaro: meglio che il Fast4 rimanga un’idea per qualche esibizione isolata, non la regola che determina il tennis mondiale. Il gioco e lo spettacolo ne perderebbero, e nemmeno di poco.
(Claudio Franceschini)