BOLOGNA ROMA – Geniale e imprevedibile. Parli di Vucinic e il pubblico romanista si scioglie ripensando alle sue prodezze. Parli di un attaccante, il numero 9, che finora, in 25 partite ha segnato 9 centri in campionato tralasciando (si fa per dire) le tre reti in Europa League e le due in coppa Italia. Lui, soprannominato “l’uomo dei gol pesanti”, perché nei momenti più delicati ha messo la sua firma, quasi sempre determinante per il risultato. Bologna, Basilea, Inter, Atalanta, Fiorentina, Catania, Panathinaikos, Napoli. Ultima l’Udinese che Mirko ha affondato grazie alla prima tripletta personale con la maglia della Roma.
Ma la lista delle vittime è lunga e ricca di soddisfazioni per un attaccante che, ad inizio di stagione era diventato il bersaglio di pubblico e critica. Forse qualcuno stenta a ricordarlo ma, agli albori dell’era Ranieri (parliamo di ottobre), Mirko non riusciva ad ingranare al meglio dopo l’infortunio estivo. Giocava, tentennava, tergiversava, ma non faceva gol. Un blocco che si è protratto fino all’undicesima giornata di campionato, gettando su di lui polemiche e interrogativi oltre alle feroci critiche di un pubblico, quello romanista, già fortemente amareggiato dal periodo negativo attraversato dai giallorossi.
Un momento talmente nero, anche per Vucinic, che quando il montenegrino è tornato al gol sul prato dell’Olimpico contro il Bologna in data primo novembre, parte dello stadio ha continuato a fischiare, creando una situazione surreale e inquietante. Insomma a superMirko, marcatore anche nelle due gare successive, sono servite reti, prestazioni di classe e tanta corsa per riconquistarsi l’affetto di una piazza che ora è tornata ad amarlo e venerarlo quale uno degli artefici della straordinaria rimonta romanista.
Non dimenticandoci della doppietta che inflisse al Chelsea, nel frattempo Mirko è tornato ai suoi livelli, a volte addirittura superandosi con gol da vero fuoriclasse, tiri dalla distanza, prodezze e capolavori di balistica. Il tutto corredato da prestazioni di cuore e sudore, 90 minuti giocati a 360 gradi con corse estenuanti tra metà campo e attacco, con una tigna tale da fargli rincorrere il pallone anche quando ai più sembra troppo lontano. Lui che un attimo prima sembra pigro e assonnato, due minuti dopo lo ritrovi come una furia a ripartire verso la porta.
Lo stesso Mirko Vucinic che sta per diventare papà e che dedica i suoi gol, con tanto di esultanza col pancione, alla sua compagna incinta. Umanissimo, quando esce dal campo e saluta con un bacio la fidanzata seduta in tribuna. Lui che con quel sorriso non esita a ripetere: "sono il ragazzo più felice del mondo".
(Marco Fattorini)