Proseguono i giorni duri per il Parma. Il nuovo presidente Giampietro Manenti si è rifatto vivo mentre Lega Calcio e FIGC hanno progettato il piano di fallimento pilotato, con il quale si farebbero carico delle spese di sopravvivenza per consentire alla squadra emiliana di concludere la stagione in corso, e ripartire dalla Serie B nella prossima. In pochi mesi i tifosi del Parma hanno visto sparire di scena Tommaso Ghirardi, poi l’avvento del presidente ‘fantasma’ Rezart Taci e infine quello di Manenti, che non riesce a trasferire i soldi per i bonifici di salvataggio dalla Slovenia all’Italia. La maggior parte dei giocatori e mister Donadoni sono rimasti fedeli alla causa e continuano ad allenarsi, sperando di poter concludere l’attuale campionato; ma cosa ne sarà del Parma? Per un parere sulla situazione ilsussidiario.net ha intervistato in esclusiva l’ex allenatore gialloblù Nevio Scala, che negli anni ’90 ha conquistato 4 trofei con il club ducale.
E’ giusto che la Lega intervenga a favore del Parma, facendosi carico delle spese per sopravvivere in questo campionato? Diciamo che non bisognava arrivare a questo punto, la Lega doveva pensarci prima e cercare di prevenire questa situazione, per quanto le competeva. Poi è chiaro che questo sostegno al Parma tutelerebbe la regolarità dell’attuale campionato, cosa che rientra tra i doveri della Lega.
Qual è la cosa più giusta, che la Lega paghi aiutando il Parma oppure no? Qualcosa deve fare e in questo senso l’intervento per il fallimento pilotato può essere utile, però bisogna stare più attenti. Intervenendo a questo punto della situazione e in questo modo si creano precedenti molto pericolosi.
Cosa pensa dell’atteggiamento di Ghirardi, uscito di scena da vittima del sistema e poi scoperto colpevole? Ho un buon rapporto con l’ex presidente, a dicembre mi aveva ribadito il suo dispiacere per il mancato introito dalla qualificazione in Europa League, che la squadra aveva raggiunto con i risultati sul campo. Quei soldi potevano aiutarlo a risanare una buona parte dei debiti del Parma, in ogni caso penso ci siano altre concause per la situazione attuale.
Secondo lei c’erano ancora strascichi della gestione Tanzi in tutto quello che è successo? No, la gestione Tanzi non c’entra veramente niente sulla situazione attuale del Parma. Un’altra stranezza è quella dei 150 giocatori tesserati, diverse squadre hanno rose molto ampie tra prestiti e soluzioni varie ma per il Parma si è trattato di una situazione anomala, che non capisco.
Perché Manenti dovrebbe comprare un club come il Parma indebitato, sapendo di non poterne coprire il debito? Per me Manenti potrebbe anche non esistere! Non lo conosco nè l’ho mai visto però non penso che sia intervenuto nella storia del Parma per farsi pubblicità o per altri motivi.
Nel frattempo la maggior parte dei giocatori si allena ancora a Collecchio… Non si può condannare chi ha deciso di andarsene, è diritto di tutti pensare al futuro e ricevere uno stipendio. Altri hanno accettato di perderci economicamente nell’immediato dimostrando un grande attaccamento alla maglia e alla realtà che stanno vivendo. Questo è un buon esempio contro chi afferma che i calciatori pensano sempre e solo ai soldi, quelli del Parma ragionano anche in altri termini nei limiti del possibile.
L’impressione operò è che nel calcio di oggi non si possono più sostenere i miracoli di provincia… Quando io allenavo il Parma partimmo dalla Serie B e negli anni arrivammo a vincere anche in Europa, costruendo una squadra competitiva grazie ai miei collaboratori e agli stessi giocatori, che si dimostrarono affamati di ribalta. In precedenza c’erano stati anche i casi del Verona e della Sampdoria.
Adesso? Adesso è diverso però resto convinto che non possano contare solamente i soldi. Lo scudetto non lo vince sempre chi acquista i giocatori migliori, credo ancora che un progetto vincente si possa apparecchiare anche con risorse più limitate. Ci vuole un allenatore capace, sicuramente anche dei giocatori forti ma anzitutto dei programmi, che sappiano guardare oltre l’insuccesso del momento. Lo dice la storia che non sono sempre Milan, Inter o Juventus a vincere.
Quanto mancherebbe una società come il Parma al calcio italiano? Tanto perché negli ultimi decenni è stato una realtà fissa in Serie A, spero solo che in caso di fallimento il Parma possa ripartire dalla Serie B, per tornare nuovamente competitivo nel giro di pochi anni.
Come pensa che la città stia vivendo questa situazione? A livello personale c’è un grande rammarico per quello che Parma e il Parma hanno rappresentato nella mia vita. Poi naturalmente c’è tristezza tra le gente, che per adesso ha manifestato la rabbia con compostezza, con dignità. Parma è una città che sa reagire, ha vissuto con coraggio anche esperienze più gravi come quello dell’alluvione. Confido nel suo spirito di reazione, nel suo solito spirito positivo che va ammirato in tutti i sensi.
L’idea di un azionariato popolare tra i tifosi le piacerebbe? Perché no, nel caso vorrei sottoscrivere io la prima tessera. Mi piacerebbe essere in prima fila per aiutare il Parma.
(Franco Vittadini)