Lultima giornata di andata degli ottavi di finale di Champions League ci ha regalato due sorprese mica da ridere. La prima: il Monaco, da tutti considerato come la cenerentola tra le 16 sopravvissute, espugna lEmirates Stadium battendo 3-1 lArsenal, da sedici stagioni consecutive agli ottavi, e mette un piede e mezzo nei quarti. La seconda: il Bayer Leverkusen nasconde il pallone allAtletico Madrid vice campione in carica, vince 1-0 ed esce dal campo con la sensazione che se fosse stato 3-0 nessuno avrebbe avuto da ridire. Come nascono queste imprese? Se è vero che la Champions League è fatta così, e quindi può succedere che al dentro o fuori arrivi meglio loutsider, dallaltra cè anche una certa preparazione tattica che rende possibili i risultati di ieri. Prendente il Monaco: tatticamente è inferiore allArsenal, e allora cosa fa? Aspetta, chiude i varchi e riparte a mille allora sfruttando le sue caratteristiche e sapendo che Mertesacker e Koscielny non hanno la velocità per tenere scatti e progressioni. E il Bayer Leverkusen? Per certi versi è laltro lato dellAtletico Madrid, che pressa sulle linee di passaggio e non ti fa ragionare. Solo che per Simeone si traduceva in linee compatte dietro la linea della palla e ripartenze, per il Bayer Leverkusen diventa una sorta di marea che parte allìmpazzata e appena ha il possesso verticalizza o tira, senza perdere tempo. Contro una squadra difensiva che non ti fa pensare, devi essere tu il primo a togliere le idee allaltro; così ha fatto Roger Schmidt. Certo non tutte le ciambelle riescono col buco: ci sarà un motivo se il Bayer ha subito 29 gol in 22 partite di Bundesliga, o se il Monaco è a -11 dalla vetta della Ligue 1. Ma la lezione che idealmente impariamo dalla giornata di Champions League è unaltra: anche senza i petrodollari degli sceicchi, anche senza i campioni da 100 milioni, si può pensare di battere le big. Il Monaco non ha quelli che si chiamano top player: ha mandato in campo Almamy Touré (96), Fabinho (93), Anthony Martial (95), Geoffrey Kondogbia (93) e loro hanno vinto la partita, aiutati dallesperienza della vecchia volpe Dimitar Berbatov e dalla classe di Joao Moutinho. Lo stesso dicasi per il Bayer Leverkusen: la trequarti tedesca dice che Karim Bellarabi, che è il più maturo, ha 24 anni, che Son Heung-Min – titolare in Bundesliga da 4 anni – ne ha 22 e Hakan Calhanoglu, per talento il migliore dei tre, ne ha 21 appena compiuti. E non finisce qui: Kyriakos Papadopoulos è un 92, Wendell un 93. Insomma: magari tra due settimane torneranno a casa. Però sì: in questa competizione, volendo riutlizzare unallusione di moda negli scorsi mesi, al tavolo della Champions League ci si può sedere anche con 10 euro in mano, e sperare di uscirne soddisfatti.
(Claudio Franceschini)