Il nuovo ct della Nazionale? Gli italiani vogliono Roberto Mancini. A rivelarlo è un sondaggio lanciato da Gazzetta.it che chiedeva di scegliere il giusto erede di Prandelli tra Mancini, Allegri, Guidolin, Spalletti e Zaccheroni. L’ex allenatore del Galatasaray ha stravinto dopo aver ottenuto il 51,5% delle preferenze totali, seguito da Luciano Spalletti (andato via dallo Zenit San Pietroburgo nel marzo scorso) che invece si è fermato al 22,2%. Terzo posto per l’ex tecnico dell’Udinese Francesco Guidolin con il 20,1%, mentre molto più staccato compare Massimiliano Allegri votato da appena il 4,2% dei partecipanti al sondaggio. Infine Alberto Zaccheroni, che ha da poco presentato le dimissioni da tecnico del Giappone dopo l’eliminazione al mondiale brasiliano. Rimane solo da vedere cosa sceglierà la Federazione…
, sappiamo bene, si è dimesso da Commissario Tecnico della Nazionale a seguito della disfatta Mondiale. Lo ha annunciato subito, venti minuti dopo la partita persa contro l’Uruguay, seduto al fianco del presidente della FIGC Giancarlo Abete che a sua volta ha mollato, non prima però di aver ribadito che proverà in tutti i modi a far tornare indietro Prandelli rispetto alla sua decisione. E’ lo stesso concetto espresso oggi dal vice presidente federale Demetrio Albertini che, intervistato dal canale ufficiale della FIGC, ha fatto sapere che “faremo una riunione con tutti i componenti per condividere la scelta del nuovo CT per i prossimi due anni, non ci sono i tempi tecnici per eleggere un nuovo presidente. Non trascuro però quanto detto da Abete, che lunedi proverà a convincere Prandelli a rimanere”. Per quanto riguarda il bilancio dei quattro anni, il capo delegazione in Brasile si è così espresso: “Credo che sia positivo, pur tenendo in considerazione la delusione attuale. Dobbiamo ripartire da quanto fatto di buono finora, non dallo stesso punto del 2010; certo la nostra spedizione mondiale non è stata positiva, gli aspetti buoni sono stati soltanto quelli organizzativi perchè sul campo avevamo altri obiettivi. Ora continuiamo con ottimismo, dobbiamo dare e avere più scelte da fornire al nostro CT per tornare a competere con le altre federazioni”.
Sfiduciato dai senatori. No, non si tratta di governo e di un premier che sta salendo al Colle per rassegnare le dimissioni, bensì di Cesare Prandelli, ormai ex commissario tecnico della nazionale italiana. La debacle azzurra ai Mondiali brasiliani – pur partiti così bene, con la vittoria all’esordio contro l’Inghilterra – sta scuotendo con forte intensità il mondo del calcio italiano. Sul banco degli imputanti per il fallimento ci sono pressoché tutti: Mario Balotelli, i giovani, la vecchia guardia e lui, il ct dimissionario. In attesa di scoprire chi sarà a succedergli – i nomi sono tanti: Allegri, Mancini, Spalletti su tutti – vengono a galla le indiscrezioni circa la rottura di Prandelli con il gruppo, dopo quattro anni comunque positivi culminati con la finale di Euro 2012 (quando SuperMario fu protagonista in positivo). A votargli contri in spogliatoio sono stati i senatori juventini e De Rossi, che avevano già poco digerito la scelta di portare Cassano in Brasile e quella di porre Balotelli al centro del progetto. E le critiche ai giovani che dovrebbero tirare la carrette e invece sono “figurine” o “personaggi” (eh sì Mario, stanno parlando di te) non sono rimaste in doccia, ma sono arrivate ai microfoni Sky e Rai. Delegittimazione completata. La rifondazione della Nazionale e del calcio italiano (ri)parte.