A come Abate. Nella vita da calciatore all’apice della sua carriera ha vestito la maglia dell’Inter (1991-1994), in quella da allenatore da più di dieci anni fa parte dello staff del Milan: in particolare dal 2004 al 2009 è stato allenatore dei portieri della prima squadra, dal 2009 allena i portieri della Primavera. Come se non bastasse, in questo che potrebbe sembrare un derby dei sentimenti, si aggiunge anche il fatto che nella compagine rossonera milita il figlio Ignazio. Senza particolari remore, in una chiacchierata concessa in esclusiva a ilsussidiario.net, Beniamino Abate pesca dall’album dei ricordi « (bellissimi » ) le emozioni legate al derby della Madonnina ( « una gara affascinante con campioni dall’una e dall’altra parte e dove ciascuno si prepara nel migliore dei modi » ), ma non nasconde di tifare Milan, anche perchè « per lavoro (siamo professionisti) da undici anni seguo le sorti dei rossoneri ».
Si avvicina un match che può valere molto in chiave classifica, ma Abate preferisce non sbilanciarsi e non sa nemmeno se andrà a San Siro, perchè «molto (ridendo, nda) dipenderà dal freddo». Non si perderà, comunque, la sfida : ogni padre, infatti, guarda con un occhio di riguardo le gesta del figlio senza però mettergli ansia: « Ignazio cammina da solo, ha 24 anni e ha un allenatore. A me piace guardarlo, poi a volte in famiglia si discute come è normale che succeda. Nei suoi confronti non posso essere sempre positivo » . Con l’ex vice di Walter Zenga, a proposito Beniamino ha giocato un derby da titolare in Coppa Italia, c’è spazio e tempo per affrontare l’argomento giovani relativo alle scelte rossonere. E’ opinione comune che recentemente il Milan sia tornato a investire nel settore giovanile diversamente da quanto aveva fatto in passato (sono lontani i tempi nei quali è cresciuto Paolo Maldini, solo per fare un esempio).
Per Abate non è assolutamente vero, anche perchè negli ultimi 10/15 anni sono usciti tanti giocatori. Quali? « Maccarone, Matri, Pozzi e Donadel, per citarne alcuni » . Ma come si spiega il fatto che non sono rimasti? « Non è facile giocare in prima squadra al Milan, quando ci sono 26 fuoriclasse in rosa. Se in giro ci sono una marea di giocatori cresciuti nel Milan, significa che il lavoro è stato fatto bene; il ritorno di Antonini e di Ignazio da questo punto di vista ha dato valore al settore giovanile » . Quali caratteristiche possono essere determinanti per non perdersi? « La personalità, la cattiveria agonistica e la voglia di emergere. Poi i grossi club dovrebbero aspettare maggiormente questi ragazzi e non emarginarli; i piccoli al contrario li sanno valorizzare » .
Da due anni Beniamino è tornato a stretto contatto con i giovani ai quali ricorda sempre che bisogna allenarsi. « Un professionista – spiega – deve sempre migliorarsi. Io ho smesso a 38 anni e mi sono perfezionato ancora. Se Ignazio può migliorare ancora? Ha ancora ampi margini, può migliorare in tante cose » . A proposito di qualità, Beniamino difende la categoria dei portieri italiani: « Nei campionati esteri non vedo grandi campioni. In Italia dietro a Buffon c’è gente giovane: Viviano, Sirigu, Mirante, Curci e Consigli. Certo da noi è un ruolo delicato perchè c’è più pressione » . E il pallone leggero può influire sulle prestazioni? « Beh, ormai si allenano tutta la settimana con quel pallone… » .