Iniziato in questi giorni il primo raduno della nazionale italiana di rugby sotto la guida del nuovo tecnico irlandese Conor O’Shea alla sede CONI dell’Acqua Acetosa di Roma, l’ex del Harlequins si presenta quindi al grande pubblico degli appassionati di rugby. Il lavoro che si prospetta a O’Shea non è indifferente: innanzitutto bisognerà l’eredità del tecnico precedente Jacques Brunel e di riportare ai fasti di un tempo la nazionale azzurra, che negli ultimi anni sta affrontando un momento di crisi. Nel piano dell’irlandese, prospettato in questi giorni alla stampa e ai suoi giocatori è di costruire una nazionale compatta, piena di giovani talenti che non mancano nel mercato italiano e con tanta forza mentale e fisica nelle gambe. Rispetto alla convocazioni già annunciate la nuova rosa azzurra che è in queste ore al lavoro a Roma mancheranno il tallonatore Leonardo Ghiraldini e il pilone sinistro Matteo Zanusso: i due sono out dal tour per guai fisici e al loro posto sono stati invece chiamata Tommaso D’Apice, finalmente in rosa dopo un lungo periodo di recupero e Sami Panico, esordiente assoluto con la maglia azzurra. Con il giocatore del Calvisano salgono quindi a tre il numero della rappresentanza dei cosiddetti “nuovi italiani”, o meglio gli italiani di seconda generazione. Con Panico, di origini etiopi, ci saranno anche David Odiete, reggiano col papà nigeriano e Maxime Mbandà, di origine congolese e prossimo al passaggio alle Zebre. Le parole del nuovo tecnico della nazionale azzurra alla conferenza stampa organizzata dalla Federazione sono commosse: “sono emozionato e molto felice, voglio venire qui per fare la differenza, c’è molto talento nel rugby italiano”. L’obbiettivo è solo uno: “vincere il più possibile e costruire una squadra capace di avere un atteggiamento mentale vincente”. La sfera psicologica è forse quella che richiederà più lavoro secondo il tecnico irlandese: “la nostra testa la nostra mentalità deve diventare più forte. Abbiamo giocatori molto in forma, ma appena qualcuno si ferma la squadra ne risente moltissimo, in questo bisogna crescere. Quando perdi diventa un circolo vizioso da cui è difficile uscirne, dobbiamo diventare più intraprendenti e meno timorosi”.