Cosa sarebbe il calcio senza i suoi effetti speciali? Un dribbling, uno scatto, una finta o un controllo, tutti quei gesti tecnici che ci regalano un’emozione a prescindere dal risultato e dal contesto. Possibili a tutti ma tipici degli spacca partite, giocatori in grado di emergere con fiammate di classe e senza un particolare preavviso, nè d’altra parte la continuità propria dei campionissimi. Elementi offensivi, in difesa non c’è spazio per gli effetti speciali, grazie ai quali una pellicola piatta può illuminarsi d’immenso, trasformandosi in un film d’azione.
Inevitabilmente Felipe Anderson. Eruttato senza avvertire prima di Natale, dal 7 dicembre al 12 aprile ha messo assieme 10 gol e 7 assist facendo scattare anche le sirene internazionali. Da Juventus-Lazio 2-0 del 18 aprile invece più nulla, perlomeno nei tabellini. Dove sta la verità? Difficile capirlo ora, al momento sul conto del giovane brasiliano abbiamo prove controverse: poco più che oggetto misterioso al primo anno, esplosivo e decisivo nel secondo. Sarà interessante seguirlo nei prossimi mesi.
Anche Franco Vazquez ha stupito e non solo per le proprietà tecniche, che ne hanno fatto il prestigiatore top del campionato con 126 dribbling riusciti (al secondo posto proprio Anderson, a quota 105). Quasi tutti gli argentini sbarcano in Italia accompagnati da chiacchiere romantiche ed etichette esplicative, come al supermercato. ‘El Mudo’ non ha fatto eccezione, ben pochi però ne riconobbero il potenziale quando Zamparini lo acquistò nel gennaio 2012 (14 presenze senza gol). In Serie B il ragazzo è cresciuto senza che ce ne accorgessimo (solo 18 partite), ripresentandosi pronto al piano di sopra. Un anno dopo la metamorfosi è già significativa: Vazquez è italiano e giocatore antico e moderno assieme; il suo incedere quasi dinoccolato e la vocazione al ghirigoro (ah, quei tunnel) starebbero bene anche nelle clip in bianco e nero. Però attenzione: questo sa usare bene il corpo e soprattutto è più veloce di testa, cosa che gli consente di estrarre dal cilindro giocate spiazzanti oltreché pregevoli.
Sempre in tema d’Argentina: la Genova rossoblù ha ritrovato il suo ballerino di tango, dopo il Palacio di qualche anno fa ecco Diego Perotti da Buenos Aires (ole!). Rispetto al Mudo Vazquez il numero 10 del Genoa lascia più intuire la giocata, che sia una finta per il cross o la progressione ad aprire la difesa; è meno fulmineo ma più inesorabile, se così si può dire. Se la palla è la dama bianca Perotti ne è uno degli amanti più cortesi, Dio lo benedica e lo conservi intatto. Ma attenzione al Principe egiziano, uno dei concorrenti più credibili: Mohamed Salah della Fiorentina. La sua parabola può ricalcare quella di Aladdin, eroe arabo dei cartoni animati Disney: arrivato alla corte di Firenze come uno straccione (quasi, dai) qualsiasi, scaricato dai ricchi del Chelsea per un saltimbanco colombiano, ha folgorato la principessa Viola che ora non vorrebbe più separarsene. I suoi effetti speciali sono più simili a quelli di Anderson, dribbling in velocità su tutti, mentre con Vazquez condivide il piede mancino. L’anno prossimo ci sarà dall’inizio e con lui salvo imprevisti anche…
…Josip Ilicic, altro tecnico del pallone specializzato in espedienti funambolici. Nel finale di stagione il violinista dell’Est (ci piace immaginarlo così) ha lucidato le corde offrendo alla causa note celestiali: 7 gol in 6 giornate dalla trentatreesima fino all’ultima, contributo decisivo per il quarto posto della Fiorentina. Quando i brani del talento si uniranno nella sinfonia della continuità… speriamo di esserci. Menzione volante anche per Alejandro ‘Papu’ Gomez, altro giocoliere emerso alla distanza e condimento indispensabile per la ricetta atalantina, più di una volta insipida. Lui si è già fatto valere in Serie A: l’anno prossimo dovremmo rivederlo in formato Catania.
Anche l’Italia ha i suoi esponenti: Franco Brienza ha dribblato pure i suoi 36 anni, durante una stagione tribolata per il Cesena ma positiva a livello personale. 8 gol, 5 assist e diverse giocate che hanno strappato applausi al pubblico del Manuzzi, sia in movimento che da fermo. Da menzionare anche Domenico Berardi, che alla seconda stagione in Serie A ha replicato la stessa dose di utile (15 gol) e dilettevole, confermando una certa complicità con il numero a sensazione. Infine lui, che diamo quasi per scontato: Paul Pogba. Nella sua terza stagione italiana il francese ha mostrato sicurezza e padronanza quasi esagerate, in ogni caso vederlo giocare resta un piacere. Un grazie a lui e a tutti gli altri: che siano fusti o tappetti, destri o mancini, zingari o re, rendono più bello il campionato.
(Carlo Necchi)