Una sesta tappa estremamente avvincente e ricca di colpi di scena per la Dakar 2016, al termine di una giornata estremamente dura che ha messo ripetutamente alla prova le capacità dei piloti impegnati, soprattutto nelle moto. La sesta tappa partiva da Uyuni, località situata in territorio boliviano, per poi farvi ritorno al termine di una lunga e avvincente galoppata che prevedeva 542 chilometri di prova speciale e altri 180 per il trasferimento.
Una tappa marathon, ovvero corsa senza l’assistenza ufficiale, con un terreno duro e ripetuti rovesci a rendere ancora più complicata la gestione della corsa.
Ancora una volta sono state le Peugeot a rendersi assolute protagoniste tra le auto, con il francese Stephane Peterhansel, capace di precedere sul traguardo conclusivo Carlos Sainz e Sebastien Loeb, suoi compagni di team, rispettivamente secondo e quarto. A completare il podio di giornata è stato il saudita Alrajhi, su Toyota, mentre al quinto posto si è classificato Al-Attiyah su Mini. Ora in classifica generale guida proprio Peterhansel, che può vantare 27 secondi su Loeb e quasi sei minuti su Sainz. Al quarto posto, ad oltre un quarto d’ora di distacco Al-Attiyah, che precede De Villiers su Toyota, staccato a sua volta di quasi trenta minuti. Al momento si può quindi parlare di un vero e proprio dominio Peugeot, che però potrebbe vedere incrinate le posizioni conquistate in ogni momento, considerate le difficoltà che attendono i piloti nei prossimi giorni.
Tra le moto ha invece prevalso l’australiano Toby Price (KTM) il quale è riuscito ad ottenere il terzo successo di tappa precedendo un compagno di squadra, l’austriaco Matthias Walkner e Paulo Gonçalves, portoghese della Honda che si è potuto consolare conservando il primato, grazie ai 35 secondi ancora vantati sul vincitore di giornata. Al terzo posto in graduatoria generale troviamo invece Walkner, a poco più di due minuti e mezzo, davanti allo slovacco Svitko (KTM), a oltre cinque minuti e al primo dei piloti locali, il cileno Quintanilla, che con la sua Husqvarna segue a oltre un quarto d’ora.
Proprio le moto hanno riservato una lunga serie di emozioni, a partire dal ritiro di Joan Barreda. Il pilota della Honda, che pure non aveva nascosto alla vigilia i suoi fieri propositi di dare battaglia per scavare ulteriormente il solco in classifica generale nei confronti della concorrenza, si è infatti dovuto fermare dopo circa 200 chilometri della prova speciale, a causa di problemi al motore. Ben presto è stato chiaro a tutti come ormai la sua gara fosse stata compromessa, anche se il pilota iberico è potuto ripartire dopo quasi un’ora grazie all’aiuto prestatogli da un compagno di squadra, l’italiano Paolo Ceci, il quale ha a sua volta dovuto fermarsi per attendere l’assistenza. Una scena ripetutasi circa 50 chilometri dopo, con ancora Ceci costretto ad intervenire a sostegno di Barreda per trainarlo al traguardo per la fine di una speciale da dimenticare assolutamente per lo spagnolo. Alla fine della prova lo stesso Barreda ha poi annunciato il ritiro dalla corsa, dovuto ad un forte dolore al polso, privando così la Dakar 2016 di una delle sue maggiori attrazioni.
Se Barreda è stato la vittima più nota della durezza della tappa, non vanno però dimenticate le peripezie di Alessandro Botturi (Yamaha), Alessandro Barbero (Husqvarna), Ruben Faria (Husqvarna), Eric Croquelois e Wessel Bosman, entrambi della KTM. Botturi è infatti caduto facendosi male al polso, incidente che non gli ha impedito comunque di chiudere con un lusinghiero sesto posto la sesta tappa e di issarsi al nono posto in classifica generale.
Molto peggio è invece andata a Barbero, il quale è caduto in maniera molto seria dopo appena trenta chilometri, rompendo il casco nell’urto con il terreno. La commissione medica prontamente intervenuta sul logo dell’incidente non ha ravvisato le condizioni minime per farlo ripartire, obbligandolo di conseguenza al ritiro. Lo stesso Barbero è quindi dovuto rientrare mestamente al bivacco procedendo sulla strada riservata ai camion. Ritiro anche per Ruben Faria, infortunatosi al braccio e costretto a lasciare la Dakar dopo che la commissione medica ha riscontrato una frattura al polso tale da rendere praticamente impossibile il proseguimento.
Sono invece potuti ripartire, nonostante le cadute abbastanza pesanti i due piloti della KTM, che hanno comunque pagato dazio in classifica. In definitiva una giornata durissima per le moto, che conferma ancora una volta come nella Dakar non sia mai consentito dare nulla per scontato, almeno sino al traguardo. Ora non resta che attendere la settima tappa in programma domani, che si preannuncia ancora una volta molto dura a causa delle condizioni climatiche che stanno caratterizzando l’edizione annuale del celebre raid.