Uno dei premi speciali dell’Academy Awards era il cosiddetto Oscar giovanile (Academy Juvenile Award), rimasto in vigore dagli anni trenta del secolo scorso fino al 1960. E’ giusto rispolverare la statuetta in onore dei tanti baby protagonisti del campionato italiano: abbiamo considerato i giocatori nati dal 1992 in avanti, che ancora si annoverano nella categoria Under 21 e i rookies, ovvero i debuttanti, purché nati dopo il 1990.
Dopo aver premiato il capocannoniere come miglior attore protagonista non potevano dimenticarci del suo coinquilino sul trono del gol. Né della sua età, perché top scorer a 22 anni non è roba da poco, gli interisti ricorderanno che nemmeno Ronaldo, che pure si era spinto fino a 25 reti, ci era riuscito. Nei principali campionati europei solo tre ragazzi hanno mantenuto un rendimento paragonabile a quello di Mauro Icardi: il coetaneo Harry Kane del Tottenham, rivelazione d’Inghilterra con i suoi 21 gol; il già mitico Neymar, arrivato a quota 22 ma meglio accompagnato dal super Barcellona, ed il francese Alexandre Lacazette del Lione, capocannoniere in Ligue 1 con la bellezza di 27 reti. Ciò significa che a 22 anni il numero 9 dell’Inter è già nella nicchia dei migliori: è lui la prima pietra nerazzurra, il lavoro con Mancini non potrà che migliorarlo sotto tutti gli aspetti (senza dimenticare l’aiuto di Mazzarri, che ha introdotto l’argentino nella nuova dimensione). E con un procuratore come Wanda Nara chi lo ferma più?
Partiamo da un altro ventiduenne ovvero Mattia Perin: al secondo campionato con il Genoa sembra aver definitivamente varcato il confine tra promessa e certezza. L’eredità di Buffon in Nazionale sarà una questione tra lui e Salvatore Sirigu, al momento più avvezzo ai grandi palcoscenici e a giocare per vincere. A livello tecnico però il genoano lascia presagire qualcosa in più, considerando anche i cinque anni di meno. Citazione obbligata per un altro portiere classe 1992, Marco Sportiello dell’Atalanta. L’anno scorso aveva giusto assaggiato la Serie A (3 presenze), dopo la gavetta in Lega Pro tra Poggibonsi e Carpi; in estate o meglio il primo settembre scorso mister Colantuono si è ritrovato senza Consigli, ceduto al Sassuolo in nome di un bilancio da nutrire: un pò per caso un pò per desiderio ha così aperto la porta al giovane Sportiello. Ottenendo risposte immediate ed inaspettate, almeno per noi che guardiamo da fuori. Restiamo a Bergamo per ricordare Davide Zappacosta, terzino da tempo nel giro dell’Under 21 ma sorprendente per velocità di adattamento dai campi della Serie B e quelli del piano di sopra. Il trenino di Sora si è fatto valere in entrambe le metacampo regalandosi anche tre gol: indizi molto interessanti.
La leva calcistica del ’92 ha offerto al campionato un altro prodotto d’attacco da leccarsi i baffi, lo juventino Alvaro Morata. Che inizialmente si è faticato ad accettare perché pagato venti milioni e preferito al più comodo Immobile, reduce dalla miglior annata in carriera. Ma che poi si è fatto apprezzare eccome, non solo dalla pubblica opinione -per quello che può contare- ma anche e soprattutto da Allegri, che per lui ha accomodato in panchina Llorente e messo in coda il pupillo Matri. Per lo spagnolo 29 presenze di cui meno della metà da titolare e 8 gol: buona la prima come si suol dire. Restiamo sempre in orbita bianconera per parlare di Daniele Rugani, uno dei migliori allievi alla bottega del regista dell’anno, Maurizio Sarri. Debuttante in Serie A come gran parte dei suoi compagni ha mostrato senso della posizione, tempismo e buone capacità fisiche, concludendo addirittura senza un cartellino sul groppone (ma 3 gol). Più silenziosi ma non per questo meno evidenti i progressi di Federico Barba, che strada facendo ha scalzato Tonelli dall’undici titolare scendendo in campo 18 volte, e pareggiando il conto di gol e ammonizioni (2-2). Rispetto a Rugani è mancino, maggiore un anno, meno imponente ma più duttile potendo giocare all’occorrenza sulla fascia sinistra: nei prossimi giorni andrà risolta la compartecipazione del suo cartellino tra Roma ed Empoli. A proposito di giallorossi e di difensori è impossibile non citare…
…Alessio Romagnoli, già apprezzato per le precoci apparizioni tra i più grandi ma che quest’anno abbiamo conosciuto da vicino. Davvero niente male: decisione (9 ammonizioni), velocità, orientamento a vent’anni appena compiuti. Tornerà sicuramente alla base, chissà che a Trigoria non si punti direttamente su di lui aspettando Castan. Dall’altra parte del Tevere intanto il laziale Danilo Cataldi ha già raccolto minuti e complimenti, pur in una squadra cui non mancano i centrocampisti di spessore.
Il giovane prodotto del vivaio biancoceleste è stato valorizzato da Pioli anche per la sua duttilità, che gli ha consentito di giostrare sia in un centrocampo a due che nel più tradizionale assetto a tre. Se Romagnoli sarà probabilmente la Roma, Cataldi è già un pò di Lazio. Più a Sud attenzione allo svedese Robin Quaison: arrivato a Palermo con l’etichetta di simil-Xavi si è disimpegnato spesso e volentieri in zone del campo più periferiche, ad esempio da esterno destro nel centrocampo a cinque di Iachini. Chi si è confermato è invece Stefano Sturaro, passato dalla lotta salvezza con il Genoa a quella in Champions League con la Juventus senza colpo ferire. Le 19 presenze messe assieme hanno presentato un giocatore veloce, capace di dribblare e rifinire: prossimo boom da Fantacalcio? Infine gli attori più giovani di tutti, quelli del 1996 (!). Due in particolare: José Mauri del Parma, già inseguito da mezza Italia e il ghanese Godfred Dosah del Cagliari, prenotato addirittura dalla Juventus. Entrambi non si accontentano di presidiare il centrocampo ed hanno concluso con 2 gol: vista la tenerissima età è indicativo anche solo il fatto che se ne stia parlando.
Tra i rookies invece non possiamo che scegliere Iago Falqué, autore di 13 gol che ne fanno il top scorer del Genoa. Sorpresa fino ad un certo punto, per uno che nel solo curriculum giovanile può vantare esperienze in Real Madrid, Barcellona e Juventus. Un bravo anche a Gregoire Defrel, attaccante francese del Cesena nato nel 1991 ma al primo giro in Serie A, se si esclude l’esordio del 2011 con la maglia del Parma. Gran piede sinistro, capace di adulare la palla ma anche di maltrattarla, con bordate da lontano. Salvo imprevisti lui rimarrà al piano di sopra.
(Carlo Necchi)