Argentina-Paraguay termina con il risultato di 2-2. Il migliore in campo è Valdez, autore di un super gol e di altre ottime giocate. Malissimo Samudio. Nell’Albiceleste buona prova di Messi; male Banega e Roncaglia.
Non commette errori. Giusti i cartellini estratti.
L’Argentina è la favorita numero uno per la vittoria finale della Coppa America 2015. Più del Brasile dei frastornati Thiago Silva e Neymar reduci dal Maracanazo, più dell’Uruguay orfana di Luis Suarez, più dei fomentati padroni di casa del Cile e, infine, più della Colombia tutta gioventù e qualità ma priva della giusta esperienza in campo internazionale di James Rodriguez e soci. Il secondo piazzamento all’ultimo Mondiale e l’avere in rosa un certo Leo Messi sono due elementi a sostengono una tesi inconfutabile: la Selección ha tutte le carte in regola per ambire alla vittoria del titolo sudamericano. All’esordio nel torneo gli uomini del Tata Martino devono vedersela con il Paraguay di Ramon Diaz: il tecnico dell’Albiceleste è il grande ex della sfida visto che nel 2011, alla guida del Guaranì, arrivò in finale salvo arrendersi all’Uruguay. Veniamo subito alle due formazioni. L’Argentina si schiera con il 4-3-3: Romero (Sampdoria) tra i pali quindi Roncaglia (Genoa), Garay, Otamendi e Rojo in difesa. Mascherano è affiancato a centrocampo da Pastore e Banega; in attacco spazio a Di Maria, Aguero e Messi. Il Paraguay risponde con una formazione sulla carta speculare: Silva in porta prende il posto dell’infortunato Villar con M.Caceres, Da Silva, Aguilar e Samudio a formare la linea arretrata. Ortiz (6), V.Caceres e Ortigoza sono i centrocampisti mentre Bobadilla, Santa Cruz (5) e H.Valdez (5) gli attaccanti. L’inizio vede l’Argentina raggiungere picchi estremi di possesso palla (nei primi 20′ addirittura il 95%) e il Paraguay difendersi con ordine all’interno della propria metà campo. Leo Messi, l’uomo più atteso della serata, tarda ad accendersi e l’Albiceleste balbetta. Gli uomini di Martino provano a sfruttare le corsie laterali ma, mentre l’intesa a sinistra tra Rojo (6,5) e Di Maria è buona, sull’out sinistro Roncaglia (5,5) non sempre si fa trovare pronto. Chiaramente non è questo il gioco che deve fare una Nazionale che schiera punta centrale Kun Aguero (6,5); semmai i giocatori argentini devono mettere la loro classe al servizio della squadra, aprire la difesa avversaria per poi bucarla al centro. Al 16′ Mascherano (6) prova a scuotere la squadra con un tiro da lontano diventato un assist per Messi: il tocco istintivo della Pulce, in area, termina sul fondo di non molto. Al 22′ Pastore inventa uno splendido lancio in profondità per lo scatto di Aguero: provvidenziale l’intervento di Samudio in chiusura. Improvvisamente i ritmi si alzano grazie a… Messi. La Pulce si sveglia e mette lo zampino sia sull’1-0 che sul secondo gol dell’Argentina. Al 28’il jolly del Barça viene pressato da Samudio (4) che carpisce il pallone dall’avversario ma sbaglia poi incredibilmente il retropassaggio regalando un inaspettato assist ad Aguero dalla propria trequarti. Il Kun, solissimo, si invola verso la porta, salta Silva in uscita e deposita facilmente in rete. Non è finita qui la serata da incubo di Samudio perché il terzino paraguaiano al 34′ atterra in piena area Di Maria (6,5); rigore per l’Argentina. Dal dischetto va Messi (7) che non ha problemi a siglare il raddoppio. Dopo un inizio soporifero i funamboli dell’Argentina regalano una eccellente mezzora di gran calcio.
Quando gioca palla a terra la Nazionale Albiceleste crea diversi pericoli. Le accelerazioni di Messi e Di Maria, poi, sono devastanti. Ci mette una decina di minuti per prendersi le luci della ribalta ma una volta che la Pulce ha attivato il pilota automatico non ce n’è per nessuno. Mette lo zampino sul primo gol e segna il secondo dal dischetto. Poca spinta sulla corsia destra. Rojo dall’altra parte è un’altra cosa.
Azione offensiva inesistente. Difesa tradita da due follie di Samudio. Uno di quelli che commette meno errori. Offre l’assist ad Aguero per l’1-0 e causa il rigore del raddoppio. Il fischietto colombiano non sbaglia un colpo. Giusti i cartellini estratti, ok anche il rigore assegnato all’Argentina. (Federico Giuliani – Twitter: @Fede0fede)
Nel primo tempo è il classico spettatore non pagante ma nella ripresa effettua due parate fantastiche prima su Valdez poi su Samudio. Decisivo.
Il modulo dell’Argentina di questa sera ricorda il Barcellona ma lui non assomiglia minimamente a Dani Alves. Il suo compito sarebbe quello di spingere ma supera la metà campo in rare occasioni. Non ha il passo adatto per offrire lo scarico a destra.
Gara senza infamia né lode. Nessun errore da sottolineare.
Utilizza le maniere forti laddove non arriva con l’anticipo. Leggermente in affanno nel finale. Ma se il centrocampo non fa filtro…
Finché le pile sono cariche attacca a testa bassa che è una meraviglia. Cala con il passare dei minuti al termine di una buona gara.
E’ uno degli addetti che avrebbe il compito di mantenere il difficile equilibrio nel centrocampo argentino. Esegue l’ordine di Martino? Non del tutto. Quando i ritmi si alzano non offre la giusta copertura. (dal 79’BIGLIA 5 – Sovrastato da Da Silva in occasione del pareggio avversario).
El Jefecito si fa sentire molto poco. Sfiora il gol nel primo tempo poi cede come tutto il centrocampo.
Gara in crescendo. Inizia nell’anonimato poi regala un paio di assist al bacio. Poco aiuto in fase di non possesso (dal 74’TEVEZ 5 – Entra male in partita. Si mangia un gol facile in pieno recupero).
Protagonista assoluto nel primo tempo. Malino nella ripresa dove si divora un paio di gol abboradibilissimi. Poteva fare decisamente di più.
Un gol da attaccante di razza e poco altro sul suo conto. E’ comunque entrato nel tabellino dei marcatori (dal 74’HIGUAIN 5 – Chi l’ha visto? Riceve pochi palloni ma non fa niente per emergere dall’anonimato).
Corre a non finire. A destra, a sinistra e pure al centro: lo ritrovi ovunque. Offre diversi assist mal sfruttati dai compagni.
Dovrà spiegare il motivo per cui il centrocampo della sua squadra è letteralmente scomparso nella ripresa. Non basta avere Messi per vincere automaticamente ogni partita. AAA cercasi equilibrio.
Tiene a galla i suoi chiudendo la saracinesca nella ripresa. Schiaffeggia su Messi e Di Maria.
Travolto da Di Maria e Rojo in un primo tempo complicato. Rimette la testa fuor d’acqua nella ripresa.
Preziosa sponda per il pareggio di Barrios. Riscatta una gara incolore.
Finisce spesso tagliato fuori dalle triangolazioni avversarie. Troppo lento.
Sciagura totale: offre l’assist ad Aguero e causa il rigore. Leggermente meglio nella ripresa ma la frittata ormai è fatta.
Dal suo piede parte la punizione del pareggio finale. Dà un senso a una serata complicata.
Lotta e ringhia su ogni pallone. Sale in cattedra quando il centrocampo avversario si scioglie come neve al sole.
Primo tempo dignitoso. La sua gara termina però al 45′ (dal 46’GONZALEZ 6 – Rischia subito il doppio giallo poi si scuote e si rende pericoloso in contropiede).
Segna un gol da favola che dà il via a una pazza rimonta. Migliore in campo nel modo più assoluto.
L’età inizia a farsi sentire. Esce senza lasciare traccia (dall’80’BARRIOS 6,5 – Insacca il pareggio con un tiro imprendibile).
Non riesce mai ad attivarsi. Rallenta la manovra della sua squadra (dal 65’BENITEZ 5,5 – L’unico cambio non del tutto azzeccato).
Aggiusta la squadra dopo un pessimo primo tempo. Ci riesce e nella ripresa ottiene il meritato pareggio.
(Federico Giuliani – Twitter: @Fede0fede)