Oggi la voce dell’uomo di Neanderthal non passerebbe inosservata, un suono duro, non piacevole a udirsi. Lo affermano i ricercatori della Florida Atlantic University di Boca Raton, guidati dall’antropologo Robert McCarthy, che hanno ricostruito la laringe dell’uomo che abitava la Terra trentamila anni fa, creandone poi la voce con un sintetizzatore proprio sulla base delle caratteristiche dell’organo. Il paleontologo statunitense William Strauss aferma che le differenze nella voce tra l’uomo odierno e quello preistorico sono maggiori rispetto alle caratteristiche fisiche nel complesso.
La voce venuta da lontano – La ricerca americana ha zittito tutti coloro che sostenevano l’incapacità di comunicazione dell’uomo di Neanderthal: in seguito al ritrovamento in Francia e nel Regno Unito di alcuni importanti fossili, che riproducono parti dell’apparato vocale dell’uomo, gli studiosi sono stati in grado di ricostruire la sua laringe. Da qui poi, grazie alle più recenti tecnologie in materia di campionamento e sintesi sonora, il team di scienziati è riuscito a simulare con un sintetizzatore il suono che quel tipo di laringe avrebbe potuto riprodurre. Come risulta dalla ricostruzione manca il suono delle vocali estreme a, i, u, vocali che invece contraddistinguono il parlare contemporaneo. Le vocali estreme sono le basi del linguaggio; quindi ascoltare un uomo di Neanderthal oggi potrebbe apparire lievemente differente dalla nostra maniera di riprodurre suoni. Sembra comunque che, nonostante l’assenza nella lingua delle vocali estreme, il linguaggio neandertaliano non si limitasse a soli grugniti, ma fossero presenti abbozzi di frasi e parole. Seppure dunque il vocabolario dell’uomo di Neanderthal fosse stato limitato dall’impossibilità della riproduzione delle vocali estreme questo non sarebbe necessariamente la dimostrazione di un’assenza di linguaggio. Esistono infatti molte lingue moderne che usano appena il 20% dei suoni che gli umani che le parlano potrebbero produrre.