Se confermata sarebbe una notizia shock come poche in precedenza. A rivelarla al quotidiano inglese The Sun una fonte attendibile, il cantante stesso dei Muse, Matt Bellamy. Il musicista nel corso di una intervista dichiara apertamente che per il tipo di spettacolo che loro fanno durante i concerti (fuochi d’artificio, luci speciali e altri effetti) sono costretti a servirsi di avvocati e specialisti per intavolare in ogni città speciali accordi con le autorità locali. Fino a qui niente di male, anzi è il minimo che bisogna fare in questi casi. Ma poi Bellamy parla del concerto recentemente tenuto a Roma e dice: “A Roma abbiamo dovuto corrompere della gente con migliaia di euro solo per essere autorizzati a sparare i nostri fuochi d’artificio. Abbiamo dovuto chiamare l’ambasciata inglese e discutere con dei diplomatici. Quando vuoi fare una cosa simile e sei lontano da casa è una cosa grossa. Molto costoso. A dirla tutta, è incredibile quanto sia costoso.” I Muse tra l’altro hanno dei gravi precedenti: durante le prove di un loro concerto a Coventry in Inghilterra lo stadio ha preso fuoco proprio per i loro fuochi d’artificio. E adesso l’accusa non solo di aver pagato tangenti, di cui dovrà rispondere il Comune di Roma, ma anche di aver loro stessi corrotto i funzionari. Che siano solo chiacchiere esagerate di una rock star che non si rende conto di quello che dice? Tutto da vedere e da chiarire naturalmente. Al momento dal Comune di Roma nessuna dichiarazione. Nelle ultime ore sono arrivate alcune smentite, da parte di chi si occupa degli allestimenti dei cocnerti nella capitale, ma anche dalla stessa band dei Muse. Nessun tentativo di corruzione, è quantoviene comunicato dai diretti interessati.