In estate, si svolgono due grandi festival monografici di teatro in musica: quelli dedicati a Puccini (59sima edizione dal 12 luglio al 23 agosto, con opere nei fine settimana unitamente a spettacoli musicali di balletto, concerti ed anche pop) e a Rossini (10-23 agosto). In autunno, hanno luogo quelli dedicati a Verdi e Donizetti. I primi due sono stati riconosciuti di rilievo internazionale e, a tal fine, ricevono un contributo speciale dallo Stato.
Rendono? Il Festival Pucciniano di Torre del Lago ha commissionato Simulation Intelligence di Milano a una valutazione delle manifestazioni effettuate nel 2008 in occasione dei 150 anni dalla nascita del compositore e la aggiorna periodicamente nei propri bilanci sociali. Non è una analisi dei costi e dei benefici economici della manifestazione in senso stretto; ha analizzato le caratteristiche, le motivazioni di partecipazione, il grado di soddisfazione del pubblico e l’impatto della manifestazione sul territorio. In breve, gli effetti di “marketing territoriale”, un elemento importante per le decisioni di enti locali e sponsor, oltre che del Mibac (il Ministero dei Beni Ambientali e Culturali).
Il ritratto che ne emerge è quello di un prodotto di eccellenza ben conosciuto ed apprezzato per la proposta artistica e la qualità degli allestimenti: l’84% del pubblico è soddisfatto del Festival e considera la qualità artistica e gli allestimenti uno dei punti di forza della proposta culturale della manifestazione. Molto buono il giudizio sui servizi (personale, biglietteria, informazioni) mentre parcheggi, raggiungibilità del teatro e bookstore rappresentano gli aspetti da migliorare. L’89% degli abitanti del territorio conosce il Festival e il 91% lo considera un importante veicolo di promozione per il territorio. L’impatto della manifestazione sul territorio è stato analizzato attraverso una indagine telefonica, 200 persone di cui 100 residenti a Viareggio: 50 abitanti a Torre del Lago e 50 abitanti a Viareggio e 100 residenti nella provincia di Lucca l’89 % degli intervistati ha dichiarato di conoscere il Festival Puccini e di questi il 93% di essere in grado di descriverne le sue attività, con una buona conoscenza dei titoli in cartellone per la stagione in corso; il 90% ha risposto di ritenere il Festival Puccini una manifestazione di importante tradizione e da valorizzare perché di forte attrazione turistica.
L’indagine sugli spettatori è stata effettuata attraverso la distribuzione di un questionario in 4 lingue: italiano, francese, inglese e tedesco ed è stato compilato da 924 spettatori di questi l’81% in italiano, il 10% in inglese il 5% in tedesco e il 4% in francese.
Gli spettatori sono più donne che uomini, il 54% ha più di 55 anni, ma ben l’8% ha meno di 24 anni; provengono dalla Toscana e da altre regioni italiane, soprattutto nord est e nord ovest e ben il 21%sono stranieri Il 60 % del pubblico del festival è composto da spettatori fedelizzati (lo frequentano da più di 10 edizioni) con una elevata percentuale di nuovo pubblico. L’84% degli spettatori intervistati esprime un giudizio positivo sul Festival, un elevato gradimento al cui giudizio concorrono in via prioritaria la qualità artistica e degli allestimenti veri e propri punti di forza del Festival Puccini di Torre del Lago.
L’indagine non è esaustiva ma rappresenta un buon punto d’inizio a cui altre manifestazioni – nell’estate 2008 c’erano in Italia ben 35 festival di musica lirica- in un momento in cui la competizione per accesso a fondi pubblici e privati è serrata. Ed il “marketing territoriale” è elemento importante di giudizio per enti pubblici ed imprese a supporto, o meno, della manifestazione. La Tosca che ha debuttato il 26 luglio, possibile grazie al supporto del territorio (dopo una fase di difficoltà) , segna una svolta importante di una rassegna che due anni fa aveva perso quasi tutto il finanziamento pubblico, ma era riuscita a vivere importando produzioni dalla Cina e dal Giappone, dove ha un grande prestigio. La svolta è soprattutto organizzativa: sulla scia di Aix-en-Provence e Salisburgo, nella convinzione che solo cooperando si riesce a dividere i costi, la Tosca di Torre del Lago è una grande co-produzione internazionale, in cui hanno messo insieme le proprie risorse la Fondazione Puccini, il Palau de les Arts Reina Sofia di Valencia, l’Opéra di Montecarlo, il Teatro Regio di Torino e il nuovo lirico di Tianjin in Cina. La formula delle grandi co-produzioni è l’unica strada per far sopravvivere quel teatro in musica che richiede grandi organici.
L’opera in scena a Torre del Lago è affidata alla regia del monegasco Jean-Louis Grinda che propone una visione colossal di una Roma barocca, sensuale e perversa, con una ricostruzione dei luoghi effettuata con pochi elementi corredati da scene dipinte e diapositive. È fedele al libretto e “tradizionale” nel migliore degli accenti che ha questo aggettivo. Curatissima la recitazione, pensata per piacere al pubblico di vari Paesi. La bacchetta di Alberto Veronesi (specialista di questo repertorio) è puntuale, Marco Berti (Cavaradossi) è un tenore generoso con un timbro chiaro e una dizione perfetta; Norma Fantini è una Tosca passionale ed ostinata, da apprezzare soprattutto nelle mezze voci e nel fraseggio. Il giovane baritono Gabriele Viviani è un efficace Scarpia.
Non c’è aria di crisi a Pesaro dove sta per iniziare la trentaquattresima edizione del Rossini Opera Festival (Rof): uno studio dell’Università di Bologna conclude che con una spesa (tra contributi pubblici e apporto di sponsor privati) di 6 milioni di euro si attivano 24 milioni di euro di ricavi, tenendo conto dell’indotto. Anche ove i ricercatori dell’ateneo felsineo avessero esagerato del 100 per cento i ricavi, con 6 milioni di euro se ne porterebbero a casa almeno 12- un’operazione di fare invidia a finanzieri solidi e prudenti come Warren Buffet.
Nell’arco di tre decenni, grazie Rossini, Pesaro è diventata la Bayreuth o la Salisburgo italiana: Le richieste di biglietti eccedono del 25-30 per cento i posti disponibili , tanto che si sta pensando di costruire (come a Bayreuth) liste d’attesa pluriennali- anche se la normativa e la prassi italiana richiedono di vendere un certo numero di posti di loggione il giorno della recita. Il Rof ha un pubblico fidelizzato (il 70 per cento ò straniero, il 30 percento italiano, i marchigiani appena il dieci per cento del totale). Molto presente la stampa straniera: quest’anno è stato rifiutato a malincuore l’accredito ad alcune grandi testate giapponesi che lo avevano chiesto “tardi”, ossia a fine primavera.
Eppure sono proprio i marchigiani i maggiori beneficiari del Festival. Non solamente occorre prenotare alberghi con un anno d’anticipo (senza avere la certezza di acquistare i biglietti) ed i ristoranti sono strapieni, ma l’alta moda, le cucine ed i mobili eleganti ed il lusso in generale sono diventati un abbinamento al Festival. Uno dei maggiori negozi d’abbigliamento della città (con l’esclusiva per le maggiori marche europee) ha dovuto aprire un’alta speciale per le melomani che dal Marrinsly di San Pietroburgo, dal Bolshoi di Mosca e dal Bunka Kaikan o dal New Theatre di Tokio si trasferiscono, con i portafogli pieni di libretti di assegni e carte di credito, nella città marchigiana per le due settimane del Festival. Alcuni compiono un vero e proprio tour che inizia allo Sferisterio di Macerata, prosegue a Pesaro (la tappa dove più si compra) e dopo una sosta a Verona arriva a Salisburgo. Attenzione, data la richiesta: i tour operator praticano spesso un mark up del 30 per cento circa sui prezzi di hotel e di biglietti.
Quest’anno, il Festival presenta tre opere del Rossini giovane L’Italiana in Algeri, Guillaume Tell, e L’Occasione Fa il Ladro accanto ad una folta schiera di concerti (tra cui La Donna del Lago in versione da concerto e Il Viaggio a Reims con i giovani dell’Accademia Rossiniana. Guillaume Tell è un’opera imponente co-prodotta con i teatri di Torino e di Bologna a cui forse si aggiungeranno grandi templi della lirica stranieri.
A confronto il Festival Verdi non è mai davvero decollato. Forse aveva ragione Gianandrea Gavazzeni (grande sostenitore della riscoperta di Rossini e del relativo festival: ‘Verdi viene celebrato ogni sera in tutti i continenti, quindi difficile comprendere cosa possa aggiungere un festival. Mai decollati anche quello donizettiano (poche recite a Bergamo). Per non parlare di quello belliniano , più volte tentato a Catania.
In breve, o si raggiunge un livello davvero internazionale. O non si emerge.