Una volta Bob Dylan disse che Crosby, Stills, Nash e Young erano coloro grazie ai quali era stata fermata la guerra in Vietnam. E’ sempre difficile dire quando il cantautore americano stia facendo una battuta delle sue (ad alto tasso cinico cioè) o parla sul serio. Quando chiedo a Graham Nash cosa ne pensa, mi risponde: “Credo che in un certo senso avesse ragione. Abbiamo preso parte a tante iniziative contro la guerra a quei tempi, i War Benefits a cui veniva un sacco di gente. Anche se avessimo cambiato una persona soltanto, sarebbe stato abbastanza, no?”.
Graham Nash, “l’inglese” del quartetto che ha incarnato il sogno di pace & amore facendoci toccare con mano l’utopia fragile ma meravigliosa della California, è stato in Italia a presentare il suo nuovo, splendido disco solista, “This Path Tonight”, in uscita il prossimo 15 aprile. Preceduto da dichiarazioni furiose verso il compagno musicale di una vita, David Crosby (ma non è la prima volta che i quattro litigano tra di loro, per poi tornare insieme), Nash in questa intervista lascia trapelare, senza mai dirlo direttamente, che quella storia durata quasi quarant’anni è ormai definitivamente archiviata: “Adesso penso solo a me stesso e a questo disco di cui sono molto fiero”.
Ha ragione ad esserne fiero. “This Path Tonight” è una raccolta affascinante di canzoni intime che si alternano a brani più rock, dove quella che trapela è un’anima irrequieta che a 74 anni è capace di rimettersi in gioco da zero. Ecco cosa ci ha detto.
Il tuo nuovo disco rivela un’anima dark, qualcosa che chi ti conosce non avrebbe mai sospettato, canzoni dove poni molte domande senza offrire alcuna risposta. E’ così?
In realtà no. L’inquietudine e il lato oscuro non appartengono al momento attuale che sto vivendo. Dopo aver divorziato dalla mia prima moglie dopo quasi 40 anni di matrimonio, contemporaneamente mi sono innamorato di una bella donna di New York e al momento il mio viaggio emotivo, che alcuni possono vedere come oscuro, a me appare luminoso.
“This Path Tonight” esce anche in una versione con alcuni brani in più. Mi ha colpito Mississippi Burning, un brano che collega il movimento per i diritti civili degli anni 60 con la situazione attuale degli afroamericani. Oggi sembra che tutto quanto conquistato in quegli anni si stia perdendo.
Il tema della canzone che ha lo stesso titolo del film che raccontava quella storia, è quello dei tre volontari del movimento dei diritti civili uccisi perché in Mississippi cercavano di portare al voto i neri e si riallaccia alla situazione politica attuale che in quasi 50 anni da cui vivo in America non ho mai visto così folle. Watch out for the Wind ad esempio l’ho scritta dopo che Michael Brown era stato ucciso da un poliziotto a Ferguson. L’ipotesi che Donald Trump possa diventare presidente degli USA mi sembra terrificante.
Qual è il motivo secondo te per cui Trump sta ottenendo così tanti consensi?
Trump è un uomo malvagio che scova e amplifica le paure che hanno le persone. Chiama stupratori tutti i messicani, vorrebbe impedire ai musulmani di entrare negli USA, propone di deportare 11 milioni di lavoratori illegali. E’ un pazzo.
Bernie Sanders che possibilità ha di diventare il candidato dei democratici?
Sanders ha sicuramente delle ottime possibilità. Sostiene e capisce la situazione delle persone, si rende conto che le disuguaglianze nel reddito delle persone sono terribili e che milioni di lavori sono delocalizzati in posti come India e Cina. Personalmente lo sostengo con la convinzione più forte.
Shane Fontayne ha suonato con Crosby, Stills, Nash negli ultimi anni. E’ per questo che lo hai chiamato a lavorare con te?
Shane Fontayne è stato la seconda chitarra elettrica in CS&N negli ultimi cinque o sei anni. Tra noi è nato un ottimo rapporto, è inglese come me e da ragazzino mi aveva visto in concerto con gli Hollies. Sa di me quasi più di quanto io sappia di me stesso… Quando viaggiavamo da un concerto all’altro abbiamo passato molto tempo insieme, lui condivideva con me le cose che scrivevo e ci piaceva collaborare a idee sempre nuove. Così sono nate circa venti canzoni che abbiamo inciso in otto giorni. In studio si era verificata una situazione fantastica: io, lui e gli altri musicisti registravamo tutti insieme, come ai vecchi tempi, tutto spontaneo. Ci tenevo che ogni cosa fosse il più intimo e personale possibile.
Golden Days è una canzone che parla di lasciare una band, di fare un ultimo concerto, della gente che veniva ai concerti e sognava giorni migliori. Nostalgia per i “giorni d’oro”?
Parla di tutto questo, ma solo in parte. Ci sono riferimenti alle mie vecchie band e ai nostri giorni giovanili. Ma adesso penso solo a me stesso, a questo disco di cui sono molto fiero. Lo sto presentando in tutto il mondo, ad Amsterdam, Stoccolma, Amburgo, Berlino, Parigi. Ora sono a Milano poi andremo a Roma, a Singapore e in Australia.
A giugno sarai in tour in Italia. In questi concerti italiani oltre alle nuove canzoni cosa potremo aspettarci?
Il tour ha già fatto molte date e il concerto inizia con Bus Stop degli Hollies (la prima band in cui Nash ha militato, tra il 1964 e il 1968, nda) Per proseguire con il resto della mia musica, che è così tanta, dai miei dischi solisti a quelli con la mia vecchia band. Ci saranno anche rarità come Marguerita, che incisi in un disco con Crosby negli anni 70.
Tra le tantissime splendide canzoni che hai inciso, una delle mie preferite è Cold Rain (su CSN del 1977, nda). Esprime perfettamente quella sensazione di solitudine angosciosa che tutti abbiamo provato prima o poi.
(Sorride, nda). Cold Rain è venuta fuori mentre mi trovavo sui gradini del Midland Hotel a Manchester e guardavo nella pioggia le persone che passavano e si capiva quanto odiassero il loro lavoro, il loro bus, le cose che facevano per vivere. Mi resi conto di quanto ero fortunato ad essere riuscito a scappare e ad avere questo lavoro da musicista. Mia madre e mio padre mi hanno sempre incoraggiato nella mia passione per la musica e sarò sempre grato a loro per questo.