Il ritorno di Davide Van De Sfroos al Meeting per l’amicizia fra i popoli ha visto il cantantautore lombardo rispondere nel pomeriggio alle domande dei giovani e suonare alla sera nella festa di chiusura dell’evento riminese.
Durante il question-time Van De Sfroos ha chiarito quale sia il suo rapporto con i mostri sacri del rock: «Stimo immensamente cantanti come De Andrè, Dylan, Springsteen e li considero dei veri poeti della canzone. Io sono solo Davide Van De Sfroos, uno che fa il suo lavoro e cerca di trasmettere fino in fondo le sue tematiche e i suoi contenuti artistici».
Sollecitato a rispondere sulla sua musica e i suoi testi, così profondi e legati a una lingua radicata in un preciso territorio ha detto: «Esiste un rapporto stretto tra letteratura e musica, lo stesso Bob Dylan è considerato un grande autore letterario per i testi delle sue canzoni. Fare arte significa lavorare sulla parola e ci sono certi autori che hanno raggiunto una profondità incredibile, un rapporto con l’infinito fantastico. La musica è arte ed è certo frutto di una preparazione e di un influsso culturale molto forte. Insegnare autori come Cohen, Dylan e De Andrè nelle scuole è una cosa da considerare positiva. Nelle mie canzoni parlo di storie e di personaggi della quotidianetà, perchè fanno parte della mia voglia di raccontare brani del reale, per descrivere anche la vita. Penso che questo sia un fatto positivo che piaccia anche tanto al pubblico che mi segue».
Nel pomeriggio Davide aveva potuto visitare la mostra sulle carceri, il tema della libertà non poteva mancare: «La libertà è una cosa molto importante che tu hai nel tuo cuore, la puoi avere in qualsiasi situazione esistenziale, perchè la porti dentro il tuo animo. Anche se sei chiuso in un carcere, se sei dentro, facendo un paradosso, una bottiglia di vetro. Non sono le situazioni esterne che ti determinano fino in fondo, ma proprio quella parte del tuo cuore che di fronte a qualsiasi circostanza ti fa sentire libero. Ogni uomo può trovare la sua libertà come una condizione interiore eccezionale. La mostra che ho visto mi ha colpito tantissimo, perchè sono andato a incontrare i carcerati in diverse prigioni italiane e ho visto dentro di loro una grandezza e una voglia di libertà più forte di ogna sbarra, di ogni legame a cui sono sottoposti. Mi ha colpito moltissimo che alcuni secondini abbiano rinunciato alle ferie per preparare e portare al Meeting questa mostra. Bellissimo… Il mondo ha bisogno di libertà. Ci sono tanti popoli che si battono per l’indipendenza, per la libertà: vedi Tibet, Indiani d’America, Indios, Paesi Baschi e altri ancora. Il seme della libertà è qualcosa di eccezionale. Io credo che sempre rispettando i diritti degli altri e evitando la violenza che è sempre da condannare, il diritto a questi popoli, di avere una propria libertà è innegabile. Non si può dimenticare e non si può cancellare in nessun modo».
Tornando al suo lavoro e alle etichette con cui gli artisti vengono spesso ingabbiati ha risposto: «Sono disposto a cantare in ogni luogo dove il mio lavoro di cantante venga accettato. Non sono un’artista schierato, sono solo un cantante che cerca di andare a fondo della sua musica, che lo fa con serietà e spero con profondità, alla ricerca di quell’equilibrio interiore che ogni persona vuole trovare nella sua esistenza».
(Franco Vittadini)