Oltre 60.000 fan dai più remoti angoli del continente ai più remoti angoli di San Siro. Accampati prima fuori, irreggimentati in seguito in una fila sterminata per poi prendere posto negli anfratti dello stadio o, i più fortunati, nell’occhio del concerto ciclonico. È quanto accaduto ieri sera in occasione della visita italiana dei Depeche Mode. Opportunità per chi segue il gruppo da quasi trent’anni di vedere i propri idoli calcare l’arena più famosa d’Italia, dopo il Colosseo, ma anche pretesto per fomentare polemiche all’interno della giunta milanese fra un assessore (Terzi) e un altro (Croci).
Ma procediamo con ordine. Il concerto in sé è stato a dir poco commovente, considerando i trascorsi della salute di Gahan, messa a rischio dal brutto male che recentemente lo ha colpito e per il quale ha subito una delicata operazione. Incentrati prevalentemente sull’ultimo album pubblicato Sounds of the Universe (Tour of the Universe è il titolo del giro in Europa) i brani si sono susseguiti pressoché ininterrottamente attraverso un’escalation che ha annoverato, come non poteva non fare, i grandissimi classici della storia del gruppo britannico. La folla, commossa sull’incredibile Never Let Me Down Again singolo indimenticato, non ha esitato a esibirsi in urla di gioia al suono di Personal Jesus e Enjoy the Silence.
Ma al di là dell’apprezzata prestazione dei propri beniamini, il pubblico ha espresso numerose lamentele nei confronti dell’assurda limitazione di decibel imposta dai comitati di zona. Una polemica che, come anticipavamo, unita a quella relativa alla zona a traffico limitato (Ztl), non ha mancato di suscitare attriti fra i rispettivi addetti ai lavori. Da un lato l’assessore agli eventi Giovanni Terzi ha accusato il proprio collega di «aver messo in ginocchio la città per dare ascolto a qualche decina di persone». Edoardo Croci si è difeso asserendo di aver diminuito di un’ora l’attesa dello smaltimento del flusso delle auto. Ma a prescindere fra chi ha torto e chi ragione, fra assessori e comitati, fra fan e residenti, il problema rimane: al terzo anello la musica era a malapena percettibile, il che contribuisce a colorire di eccessivo vittimismo le richieste dei comitati e ad alimentare la rabbia a coloro che hanno speso più di cento euro di biglietto per una “resa” a dir poco discutibile.